D’improvviso, come spesso è il pianto improvviso di un bambino che sembra un capriccio d’altri tempi, sono catapultato e immerso in un immagine ravvicinata, tanto da vedere i due visi, tanti sono i soggetti che ho inquadrato come se avessi tra le mani dei miei occhi una cinepresa, in primissimo piano come un cuore che batte forte ti sale in gola ma non vedi né il cuore né la gola che quasi stringe come un cappio (e una visita successiva dallo specialista ma anche molto precedente)ma che in realtà non ha nulla di malato o patologico se non l’immagine e le precedenti radici dell’immagine stessa in cui giacque e giace, cioè la realtà. E’ un bambino, avrà sette otto anni e col viso senza sorriso ma dolente col silenzio di nessuna parola si mostra:è appoggiato a un muretto di un metro o mezzo e vi è appoggiato: ha una coperta indosso, ma che gli lascia la testa e il viso scoperto. Mi guarda e guarda una donna a poca distanza:presumo sia sua madre, è giovane e anche lei non proferisce parola alcuna. Mi poggio anch’io(presumo che quello che guarda e sta a contatto con i due sia io)al muretto e neanche io parlo, non mi vengono: forse piango. O forse piange colui che guarda ed è a contatto con i due, cioè madre e figlio.