Mi ricordo è come una saponetta sotto l’acqua che ti sfugge dalle mani ma che rimane come una pellicola bianca sulle dita. E mi ricordo che quando a casa mia, casa per modo di dire, anche perché casa mia ti appariva sempre cchiù piccerella comme ‘na vicchiarella ca anno dopo anno s’arrogna, qualcosa era fuori posto o non si trovava o si rompeva tutti dicevano che la colpa era mia. Il cosiddetto capro espiatorio che io nemmeno lo conoscevo questo Capro Espiatorio che anche quando lo assolvono perché non c’entrava comunque lui, il Capro Espiatorio, porta la nominata e la croce addosso che la croce addosso diventa un luogo comune difficilissimo da sradicare.
Comunque, gli infami che mi accusavano erano tutti all’interno della mia famiglia, compresa mia madre Colomba Mammazezzella che da un lato ti dava le botte in testa e dall’altro ti medicava; ma, i veri colpevoli erano loro perché neanche loro facevano sparire le cose, tipo suppellettili e cose del genere, eccetto tutto quel che rimaneva da mangiare, anche se del giorno prima, ammesso che rimanesse qualcosa del giorno prima, cosa molto molto impossibile, come se il cibo fossero pepite nascosto più sotto del pavimento e dentro il dentro dei muri, ma il fatto era che persino casa nostra e tutte le cose di una casa non c’cerano, persino casa nostra non c’era, infatti era tutta una falsariga di cose inesistenti che la mia famiglia faceva esistere solo per dire agli altri del vicolo che noi avevamo questo e quello e addirittura i piatti le forchette, le pentole e niente meno che le sedie, il tavolo per sedersi e mangiare e i letti, i letti che i letti hanno la loro importanza di depositari di stanchezza di sfinimento. E anche quando veniva Natale, tipo la vigilia di Natale cioè il fatto del bue e l’asinello nella grotta che nelle grotte fa sempre freddo, persino a Natale noi, la mia famiglia facevamo fuori, in modo che la gente del vicolo vedesse, tutta una commedia di Natale dentro casa nostra, per modo di dire. A me a volte mi piace Mi ricordo perché è come se tutto tornasse in vita, compresi i sorrisi, forse le lacrime nascoste, e l’odore dei vestiti indossati da mamma e papà, che lui nemmeno c’era.
E poi, in sottofondo, da You tube, mentre disegno l’invisibile, di Capossela, scorre Scivola.
A dimenticavo di dirvi che mi chiamo Nino Scapece. Ah, buona serata a voi e famiglia.