Costeggiando il parapetto sul lungo fiume passeggiavamo disordinatamente abbracciati da perfetti innamorati. Ammirando il tuo impareggiabile neo sulle labbra. Ci spingevamo lontano, non solo sull’altra riva. Il sole faceva ancora capolino indorando i vetri delle finestre. Poi ci fermavamo sotto il lampione e i nostri sguardi curavano i fiori delle nostre anime. Le onde del cuore correvano come bambini. I rami e le foglie, persino quelle selvatiche, fremevano frusciando. E noi a tenere nelle mani a coppe l’acqua della sorgente. Il monte e il sole e il ponte stesso così lontani erano gli orizzonti valicabili del sogno. E guardo ancora lì. Nella polvere che alza il vento imbronciato. E ascolto la tua voce.