L’uomo del silenzio

L’uomo seduto su una pietra di marmo, forse vulcanica, ha la coppola in testa tirata su: per comodità, è spalle al muro e, pare godersi quel piccolo momento di pausa, per consumare con forti, avide tirate la sua sigaretta agognata. Il muro a cui è appoggiato è bianco e la luce del sole invade il luogo, forse un cortile di una casa tra la campagna e il mare, ancor più. Le scarpe, inzaccherate di terriccio, sono adatte per la terra fangosa o accidentata o sterrata. Forse è andato a caccia, all’alba. Si sarà alzato di buon’ora, avrà acceso il gas per un buon caffè, forte e nero. Oppure avrà svolto un altro compito, quello di guardiano e sentinella. Tra le gambe ha un fucile a canna lunga che sale oltre la sua spalla sinistra. Gli occhi sono serrati per l’eccessivo biancore. Ha la barba di qualche giorno. Tra le due scarpe sul terreno poggia la parte in legno dell’arma. Oltre ai pantaloni, indossa una camicia bianca e un gilè e poiché l’uomo è magro, lo ha persino abbottonato. A terra, sulla destra, vicino alla scarpa, appena più indietro, forse, due conchiglie una diversa dall’altra per far cadere la cenere e spegnere dopo l’ennesimo tiro il mozzicone della sigaretta. L’uomo appare più silenzioso del silenzio. E fuma. Nell’assolato silenzio rotto dal canto gridato dei gabbiani.

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