Nulla rimane dei tuoi passi sulla mia anima:
chiami spiaggia, eco di onde, e lasci orme
che l’acqua schiumosa chiama sconosciute.
E’ tale rimane la storia di un amore:scorie,
salsedine, scintille di sole, schegge, diari
i baci scolpiti a sangue, gli occhi in volo.
Mese: aprile 2017
Quel noi, riottoso e impronunciabile
Tu e io, forse noi, a inseguire il cuore degli incendi.
I pensieri, questa cosa dei pensieri: un cantiere aperto, il corpo in sollecitazione
Loro, i pensieri, mi chiamano e spesso ci sediamo in cerchio: mi hanno detto che sono uno di loro: – Siete troppi gentili -, ho detto, ma loro si sono scherniti come adolescenti timidissimi. Quasi sempre i pensieri fanno della loro ritrosia la maschera per eccellenza, ma senza nessun malevole obiettivo. I pensieri per esseri tali sono come gli uccelli che per loro natura devono spiccare il volo e durante il volo poi decidere dove approdare come navi e barche sul mare. Ci si approda anche se non si è nave, battello, barchetta o zattera persino su un ramo, negli occhi, nella bocca, sulle labbra e nell’intimo sentire. E’ per questo che ci diciamo le cose, ma non è detto che si parli e ci si esprime a chiare lettere come dire pane al pane e vino al vino. Ci sono delle volte che io e i pensieri tambureggiamo nelle nuvole gonfie e veniamo a scrosci come le emozioni improvvise. Altre volte, i pensieri ed io, partiamo restando nel buio più oscuro in cui non c’è né un alone di luce di stella lontana né una luce di luna o di di lampione o di minuscola moritura candela che ci indicano la strada maestra, laterale o tortuosa. E’ un po’ come entrare in una selva dei giorni nostri. E poi, come è tipico dei pensieri, precipitare, saltellare, schizzare di qua e di là, picchiettare giù dalle montagne con cieca furia, ma poi non è detto che siano le innevate(fino a quando?)catene delle Alpi, delle Ande o il picco dell’Himalaya e dell’Everest e perciò precipitare a valle a rotta di collo, ora lenti e frenetici, ora transfusi e maestosi o come le mani lente ma piene di sapere per le cose che amiamo o come lampi a inseguire il cuore degli incendi e quello apocalittico del fuoco distruttore di vegetazione, animali ed esseri umani. I pensieri sono sogni e la materia le loro gambe, il palpito, primo e ultimo, emozioni della pelle.
I pensieri, questa cosa dei pensieri:un cantiere aperto
Io ai pensieri faccio dei discorsi che i pensieri mi guardano e ci rimangono di stucco. Poi, anch’io cerco di vederci chiaro e allora prendo le distanze da questi pensieri che sono di fuoco o di ghiaccio o come i cani che quando li accarezzi ti leccano sulle mani e persino in faccia e sulle labbra, allora i pensieri si esaltano o si intimidiscono un poco, oppure sono indecisi nel loro divenire o regrediscono. Invece i pensieri diventati di stucco, io li posso guardare in faccia per ore, giorni, mesi anni. Poi, basta passo appresso come passano i giorni e le notti o come i post dei blog. Però, i pensieri più insidiosi che mi uccidono in alcune parti del corpo, sono i pensieri dialettici che somigliano alle nuvole, ai colori cangianti del cielo, a delle catene e alle anguille. I pensieri anguille sgusciano da tutte le parti come acqua di fonte o che scende giù dalle cascate. Però, i pensieri mi vengono vicino e si stringono come innamorati e si appressano e mi carezzano e mi baciano con la delicatezza di un venticello di primavera e così ci facciamo pure una passeggiata lungo il mare.
Per te
Ho comprato una camicia nuova, per te.
E un mazzo di rose e le ho messe fuori
l’ingresso di casa tua e mi sono nascosto,
per vedere la faccia che fai.
Ho guardato la luna pensando a te.
Gli altri pianeti hanno fatto i capricci.
Tu eri distratta, accarezzavi un micio.
Nelle dita ho mille stelle di desiderio.
Ho colto i fiori nel guardino dell’anima.
Dormivi. E mi piaceva guardarti, poi mi
sono messo accanto a te, in silenzio.
Ti sei girata ma avevi le mani in grembo.
Ho suonato al pianoforte, io che non
l’ho mai fatto e hai detto. – Che bello.-
Mi sono emozionato perché ti è piaciuto.
E ho bevuto dai pori la tua pelle a coppe.
Ti muovi sensuale, sconcia e lasciva.
I baci sono partiti come treni sui binari
della fantasia, scrivendo poesie sulle labbra.
Ho il tuo profumo vitale tra i denti inesausti.
Un sospiro
Le parole stringano in petto.
Viene in mente un sospiro
che anche se bello,
suona a morte.
Preme un sospiro.
un ricordo batte l’incudine
del cuore.
Guardo l’occhio in fuga.
Traggo lo svolo nell’anima.
Parla l’orizzonte rasoterra.
Viene un fiotto di sangue,
Volesse il cuore portare
in seno
il trattenuto, i lacci invisibili.
ancora una volta.
e le parole,
semplici vocali,
consonanti di frasi sfatte.
una vota e per sempre.
Le parole
Hanno il tuo perdersi.
Hanno anelli nella sabbia.
Le parole.
Hanno le vele.
Hanno il vento azzoppato.
Le parole.
Hanno dei ricordi il sale.
Hanno dello zucchero l’amaro.
Le parole, l’antica linfa.
Hanno il pane dell’impasto.
Scioglilingua delle mani.
Accade
Il sospiro leggero,
svelle il grumo.
Il bacio rubato,
candore di labbra.
Il fruscio del cuore,
mannaia di perle.
Gocce sui ciottoli,
risuonano i passi.
Accade la vita,
nell’alba sottile.
L’anima del pettirosso
Ho sfiorato appena le tue guance di luce.
Ho impresso con piuma le tue dita curate.
Ho negli occhi di ladro il bacio a te pensato.
Ho il tempo scartavetrato sulle tue ciglia.
Ho il ghiaccio da sciogliere nel piombo.
Ho il treno che mi porta il tuo battito.
Ho attrezzato la borsa dei ferri.
Ho inseguito il pettirosso.
Ho sbriciolato l’anima in riflessi.
Ho digiunato l’amore nei campi del cielo.
Ho sorpassato il mio cuore in salita.
Ho affogato l’anima troppo innamorata.
Ho imparato dal nulla la purezza.
Ho dato quel che non ho potuto dare.
Ho scritto sui fogli delle nuvole.
Ho dato labbra di fuggiasco,
al tuo bacio di pensiero:
lì,
all’incrocio di due temperature,
in curva, la fonte dell’ amore.
L’altra vita
Imprimi passi ondulati
nell’acqua torrentizia.
Sbuccio baci
alla nuca fluente.
Sbobini la mia pelle,
nell’imbrunire stirato.
Oscuro bagliore
il giorno di sempre.
Timbri il cuore,
di quel che vaga,
la breve eternità,
lungo il ritorno.
Dono di fatica
E ritrovo il cielo,
dopo la semina,
a essere
dono di fatica.
E l’acqua
irriga l’anima:
a frescura
l’universo scarno.