La finestra

La finestra, da cui tante volte mi affaccio,
è due volte il mio cuore aperto.
Per non parlare dei miei occhi ingannati.

Il sole, la sua potenza;il mare, la sua profondità;
il cielo, la sua vastità oltre l’orizzonte, chiamano.
Le vetrate in cornici nere sono pulite e trasparenti.

In basso a sinistra c’è il riflesso di foglie d’albero,
sul davanzale un cannocchiale in un angolo e il
suo cappello,a falda larga, con nastrino colorato, giace.

Lei non c’è: è andata via o è da qualche parte.
E forse ha dimenticato di darmi notizie? O c’è
altro a cui non voglio pensare alla lacerante

improvvisa oscurità. Odo la sua voce, i passi,
il respiro che accelera e affannoso m’attanaglia:

da qui a giù … da qui a giù, è appena un volo,

disperato. Sei dove il tempo è fermo, è quieto.

Disperato.

 

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La finestra

Una donna e un uomo a lavoro in ufficio

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Quando pensiamo al lavoro di notte, pensiamo direttamente agli ospedali e a quelli che prestano servizio, insomma medici, infermieri e osa. Per tutti quelli che lavorano di notte quasi non ne teniamo conto o per ricordarlo devono dircelo che lavorano di notte. Ad esempio le fabbriche a ciclo continuo, ma se una donna e un uomo ci dicessero che lavorano di notte in un ufficio faremmo fatica a credergli. Perché tenere aperto un ufficio durante la notte? In cui c’è un uomo vestito di tutto punto, con camicia bianca e cravatta scura, capelli biondi tirati indietro e scriminatura quasi al centro della testa, seduto alla scrivania a leggere dei fogli? E la giovane donna, dai capelli neri ma passata dal parrucchiere e dal vestito blu da cui risaltano tutte le forme del suo corpo e persino del viso e delle labbra, in piedi, accanto a un mobile mentre sicuramente aprirà uno dei cassetti per prendere una pratica cartacea e guarda l’uomo al centro dell’ufficio? Ogni cosa è nel posto che gli è stato assegnato. Solo l’uomo o un fantasma d’altri tempi, potrebbe cambiare di posto le cose. Fuori posto è solo un foglio di carta, forse quello di una lettera o il foglio di un messaggio: è lì a terra, alla destra dell’uomo che lo ignora, probabilmente perché non lo ha visto. Forse l’uomo lo ha fatto scivolare a terra di proposito perché non ha avuto il coraggio di parlare alla segretaria di una confessione intima. La donna è l’unica che può scorgere il foglio di carta bianco ma lei lo ignora. Forse conosce il contenuto e non vuole interloquire su questioni intime con l’uomo alla scrivania. I due non si guardano e pure la giovane donna guarda l’uomo come se aspettasse un comando o una domanda di ordine formale, lavorativo. E professionale.

Una donna e un uomo a lavoro in ufficio

Sunnà pe’ ll’anema

"L'uomo che misura le nuvole" sui tetti di Napoli : un inno alla capacità di sognare

I’ song’ Arturo primma ncopp’e file e po’ Arturo ncopp’o scaletto. Tu e vuie ‘o sapite a che serve ‘o scaletto. E dicitem’ chi è ca nun ha mai usato, dint’a vita soia, almeno ‘na dicina ‘e vote nu scaletto? ‘O ssapite bbuno perché ce site passato, ma che dico, semmai sagliut’.

Ncopp’a stu scaletto cu ‘na riga mmane ammisur’ ‘o cielo e ‘e nuvole e po’ tutt’e culure. ‘O cielo è comm’o mare: nu specchio dint’a n’ato. E accussì ogni matina e ogni notte ‘o cielo guarda ‘o mare e ‘o mare, a sicond’ d’o culore d’o cielo, cagna faccia: mò scuro e doppo

nu poco verde o azzurro. ‘O cielo e ‘o mare, pure trattanneso di aria e  acqua salta, song dduje gemelli. E niusciuno ‘e tutt’e dduje po’ fa a meno dell’altro. E’ ‘a natura d’o munno.

Tengo sta passione: aggia muserà ogni passaggio d’o cielo. Oggi è turchese, dimane funno scuro e friddo. Saccio quann’ isso è cuntento e quannn’ invece è chin’e malincunie. Spisso ce parlo e isso me sta assentì cu na santa pacienza, me tratta come si fosse nu figlio suio. Me piace quann’ isso ride. Me fa cuntento pecché quann’ jesce ‘o sole e ‘a natura canta.

Sunnà pe’ ll’anema

Gli uomini dalle teste pelate

Gli uomini dalle teste pelate, dalla fronte alte, che sconfinano, dalle orbiti e gli occhi grandi come di spavento come se fossero attoniti, dalle narici larghe, dalle labbra serrate,i menti ovalizzanti e le cravatte rosse e sottili e stranamente senza nodi e le camicie bianche e sopra delle giacche o forse una sorta di sghembi grembiuli neri che verso il basso, all’altezza delle pance, si appoggiano a qualcosa ci un colore unico come se i cinque uomini dalle teste pelate avessero invece dei bacini e le proprie gambe una base in legno su cui sono poggiati i loro cinque busti. E strette tra loro sono le teste. E strettissime le giacche o per meglio dire i toraci che sono talmente stretti che non si vede dove inizia il petto di uno e quello dopo e così via. E’ la sequela degli indistinti. Cinque.

Gli uomini dalle teste pelate

Donna piena di colori

Donna dalla bocca rossa, il naso greco, dalle folte sopracciglia, piena di colori forse fiorellini o tante piccole pietre preziose, dagli chiusi ma chiaramente sognanti, perché dietro le palpebre si annidano gli amori, i segreti e le speranze, spesso percepite come vane, avviluppata in altri colori e in una spirale, verso il basso, che la risucchia in un turbine di sentimenti circolari ma contrastanti.

Donna piena di colori

Il nero alle mie spalle

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Il nero si staglia alle mie spalle. E pare non finire mai: ti porta dritto alla fine del mondo. La porta d’ingresso è nera. E nero è ciò che si vede oltre i vetri. Il tavolo, eccetto la parte bianca e tondeggiante, su cui giace immoto il piattino, consumo, alzando la tazzina bianca, il mio caffè,  è nero. E neri sono i risvolti del collo e delle maniche del mio cappotto verde scuro. Le plafoniere, in alto, sopra la mia testa e forse nel cuore, corrono su due linee, una dietro l’altra e sono spente o paiono spente, perché né illuminano e né sviscerano il buio fitto che s’addensa un cielo senza squarci di speranza e futuro. Il mio incarnato è bianco latteo, i  miei pensieri li vedo intirizziti come quando cala una gelata.

Il nero alle mie spalle

Il tempo e la bellezza

Ragazza, Ritratto, Bianco E Nero

Questa mattina mi sono svegliato presto e nell’attraversamento della stanza da letto, il bagno e la cucina, ho pensato al tempo, per intenderci quello che passa, e la bellezza. Il tempo meteorologico, affacciandomi dal balcone, non era affatto buono. Sono rientrato e ho tagliato e premuto mezzo limone in un bicchiere d’acqua, poco dopo ho affettato un’ arancia e l’ho mangiata. Intanto, mentre sbucciavo una mela(poverina Eva che per mangiare una mela, la mela proibita del paradiso terrestre, ha ricevuto un baritonale richiamo … con tutti gli annessi e connessi e relativa punizione…Donna partorirai con gran dolore e tu Adamo, uomo da quattro soldi, sbatterai la testa nel cercare un lavoro, perché sarai infilzato dalla disoccupazione)pensavo cosa lega o potrebbe legare il tempo che passa e la bellezza. Ma è così scontata la bellezza di cui tutti possono riceverne la grazia o anche la bellezza va apprezzata e innanzitutto coltivata? La bellezza è presente in tutti i luoghi anche in quelli dove regna squallore, sopraffazione e violenza, oltre l’ignoranza?  E quando pensiamo alla bellezza credo che pensiamo innanzitutto a quella delle donne e strettamente legata alla bellezza dell’arte … o della creatività artistica in tutte le sue forme. Mi sfuggiva però un presunto o possibile nesso tra la bellezza della donna e il tempo … Di fronte allo specchio mentre mi radevo a bassa voce ripetevo: bellezza, donna, arte, tempo…

Ho acceso la Tv, mangiando la mela e il peccato originale della nascita dell’uomo, religiosamente interpretando, ma annullando il sonoro, cliccando sulle pagine del televideo e a un certo punto è venuta fuori la frase: Il tempo(che passa) è la tua bellezza. Essa, la bellezza, e lei, che rappresentata, in ordine cronologico, l’ultimo amore, misura il tempo immoto che noi chiamiamo il tempo che passa. Il tempo sarà passato solo in un caso.

Il tempo e la bellezza

Quando non t’incontro

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Quando non t’incontro nemmeno per strada perché è soltanto tra i vicoli e il lungo il corso che posso incrociarti, il cielo si rabbuia, cocciuto. Invece gli altri che mi passano accanto li vedi tutti beati che apprezzano la bella giornata e il sole che picchia ridente. Stanno fuori di testa: eh si, vogliono darmi a intendere che è una giornata luminosa e bella che infonde la voglia di vivere e amare. Ma dico io come fanno a non vedere che il tempo è brutto? Ci sono quelle nuvole grandi e gonfie che chiunque può vedere. Sono avvolti nella loro cecità. Cecità? Ma no, non sono ciechi. Il fatto è che non sanno leggere la realtà, e in questo caso, la pessima giornata spuntata già da tanto. Le persone che ho incrociate pensavano a tutt’altro: chiacchierare, andare per vetrine e negozi, entrare nei bar per un caffè, un gelato o cos’altro, piuttosto che immalinconirsi per il grigio e deprimente tempaccio. Sorridevano e passeggiavano tutti felici e contenti e per giunta senza nemmeno coprirsi per bene e portarsi appresso un ombrello. Quando non incontro il tuo sorriso e la luce dei tuoi occhi s’insinua subdola la precarietà dei sentimenti. Loro, i sentimenti, hanno sempre bisogno di essere corroborati attivamente come i bambini, e i fidanzati innamorati, che hanno necessità di prendersi per mano e chi, più del contatto diretto e della vicinanza, può confermare l’essenza della presenza?Quando non ti vedo la sera cala in me precocemente e il tempo stranamente s’allunga spietato come se la tortura della tua assenza infliggesse tutt’intorno e in me l’oscurità del presente che assurge a imbuto senza vie di uscite, pur avendone soltanto una, buia.

Quando non t’incontro

L’innocenza e la mitezza

L’innocenza pura, la non difesa, perché non in grado di difendersi, destinata al massacro. Ti squarteremo e ti appenderemo in esposizione ai ganci fuori le macellerie e poi ti faremo a pezzi e ti incarteremo tanto al chilo o tutto intero. E ti mangeremo al forno con le patate e i piselli. E educheremo i nostri figli a fare altrettanto. Dopo aver pregato, bevuto e mangiato il sangue e il corpo di Cristo. E festeggeremo la Resurrezione, prima, durante e dopo, con il sangue e la carne dell’innocenza in nome della sopravvivenza. Un circolo vizioso annesso alle virtù mangerecce. E berremo e canteremo. Sazietà e salute.

L’innocenza e la mitezza