Quando non t’incontro nemmeno per strada perché è soltanto tra i vicoli e il lungo il corso che posso incrociarti, il cielo si rabbuia, cocciuto. Invece gli altri che mi passano accanto li vedi tutti beati che apprezzano la bella giornata e il sole che picchia ridente. Stanno fuori di testa: eh si, vogliono darmi a intendere che è una giornata luminosa e bella che infonde la voglia di vivere e amare. Ma dico io come fanno a non vedere che il tempo è brutto? Ci sono quelle nuvole grandi e gonfie che chiunque può vedere. Sono avvolti nella loro cecità. Cecità? Ma no, non sono ciechi. Il fatto è che non sanno leggere la realtà, e in questo caso, la pessima giornata spuntata già da tanto. Le persone che ho incrociate pensavano a tutt’altro: chiacchierare, andare per vetrine e negozi, entrare nei bar per un caffè, un gelato o cos’altro, piuttosto che immalinconirsi per il grigio e deprimente tempaccio. Sorridevano e passeggiavano tutti felici e contenti e per giunta senza nemmeno coprirsi per bene e portarsi appresso un ombrello. Quando non incontro il tuo sorriso e la luce dei tuoi occhi s’insinua subdola la precarietà dei sentimenti. Loro, i sentimenti, hanno sempre bisogno di essere corroborati attivamente come i bambini, e i fidanzati innamorati, che hanno necessità di prendersi per mano e chi, più del contatto diretto e della vicinanza, può confermare l’essenza della presenza?Quando non ti vedo la sera cala in me precocemente e il tempo stranamente s’allunga spietato come se la tortura della tua assenza infliggesse tutt’intorno e in me l’oscurità del presente che assurge a imbuto senza vie di uscite, pur avendone soltanto una, buia.