Quando pensiamo al lavoro di notte, pensiamo direttamente agli ospedali e a quelli che prestano servizio, insomma medici, infermieri e osa. Per tutti quelli che lavorano di notte quasi non ne teniamo conto o per ricordarlo devono dircelo che lavorano di notte. Ad esempio le fabbriche a ciclo continuo, ma se una donna e un uomo ci dicessero che lavorano di notte in un ufficio faremmo fatica a credergli. Perché tenere aperto un ufficio durante la notte? In cui c’è un uomo vestito di tutto punto, con camicia bianca e cravatta scura, capelli biondi tirati indietro e scriminatura quasi al centro della testa, seduto alla scrivania a leggere dei fogli? E la giovane donna, dai capelli neri ma passata dal parrucchiere e dal vestito blu da cui risaltano tutte le forme del suo corpo e persino del viso e delle labbra, in piedi, accanto a un mobile mentre sicuramente aprirà uno dei cassetti per prendere una pratica cartacea e guarda l’uomo al centro dell’ufficio? Ogni cosa è nel posto che gli è stato assegnato. Solo l’uomo o un fantasma d’altri tempi, potrebbe cambiare di posto le cose. Fuori posto è solo un foglio di carta, forse quello di una lettera o il foglio di un messaggio: è lì a terra, alla destra dell’uomo che lo ignora, probabilmente perché non lo ha visto. Forse l’uomo lo ha fatto scivolare a terra di proposito perché non ha avuto il coraggio di parlare alla segretaria di una confessione intima. La donna è l’unica che può scorgere il foglio di carta bianco ma lei lo ignora. Forse conosce il contenuto e non vuole interloquire su questioni intime con l’uomo alla scrivania. I due non si guardano e pure la giovane donna guarda l’uomo come se aspettasse un comando o una domanda di ordine formale, lavorativo. E professionale.