Leggi e ti viene voglia di scrivere come un desiderio, raschiando il corpo in divenire

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Sono aperte le iscrizioni alla ventunesima scuola elementare di scrittura emiliana e letteratura russa (con esercizi pratici); dieci incontri di due ore e mezzo, dalle 21 alle 23 e 30 (lunedì 22 e 29 gennaio, 5, 12, 19, 26 febbraio, 5, 12, 19, 26 marzo all’Atelier Sì di via San Vitale, a Bologna) a parlare:
dei semicolti e delle loro scritture,
di letterario e di non letterario,
del suono e del senso,
di letteratura di finzione e di letteratura del fatto,
dell’andare fuori tema,
dello straniarsi,
del non sapere,
delle liste, delle fattografie,
della storia delle cose,
della frase,
della ripetizione della frase,
dei diversi modi di ripetere la frase,
della trama e della non trama,
del montaggio,
del tutto e del niente,
delle biografie,
delle agiografie e del contrario delle agiografie,
delle poesie,
del suono nelle poesie e
del contrario delle poesie,
dell’editoria,
delle pubblicazioni,
del senso dello scrivere,
del nostro portafoglio e di molte altre cose.

[per informazioni e iscrizioni: workshop@ateliersi.it, 338 3625724 (da lunedì a sabato h. 15.00-18.00)]

E’ da un po’ che ogni tanto nel blog di uno scrittore che una volta nessuno conosceva me compreso infatti non lo conoscevo nemmeno come persona e un giorno all’improvviso di questo scrittore che incarna una persona che si chiama e quando gli altri lo chiamano lui si volta oppure dice Ch’è e questo scrittore, di cui devo per forza scrivere il suo nome e cognome perché cito il suo primo libro, di tale persona Paolo Nori scrittore, ho comprato, allora, Bassatuba non c’è e poi anche altri, anche se Bassotuba non c’è, quando sono entrato in libreria e ho chiesto il libro, Bassotuba c’era. Sicché, il commesso ha incartato il libro e ha preteso dei soldi.  Gli si leggeva in faccia, una faccia di sfida, che se non gli dava i soldi che pretendeva il libro lo avrebbe scartato e rimesso dov’era prima. Quando vai in queste librerie c’è dietro ogni libro una logica ferrea: Mi vuoi?Caccia i soldi. Non per criticare ma questo fatto ha poca eleganza e anche una pura sfacciataggine. Però di questo scrittore non ho comprato tutti i libri anche se quando lo leggi, dopo, tu pensi che sembra un amico e lo puoi anche chiamare come fai con le persone con cui ti dai del tu. Questa cosa per me è strana  che tu non conosci una persona né come scrittore né come ragazzo del bar o impiegato in un altro lavoro e poi un giorno all’improvviso ti ritrovi un libro scritto da chi? da questo perfetto sconosciuto cioè lo scrittore che fa lo scrittore specie all’inizio è difficilissimo e anche problematicissimo fare le presentazioni.

Adesso però non voglio parlare del tarlo dello scrittore che dopo il primo libro pubblicato è preoccupatissimo perché deve sfornarne un altro che sia allo stesso livello, anzi superiore e molto bello, se si può dire di un libro, altrimenti quello va a zappare ancora, cioè ritorna a fare uno di quei mestieri umili dove tutti trattano male questo scrittore esordiente e pagano poco e mia madre da viva perché poi è morta diceva di questi lavori: – Ti sfruttano  e ti pisciano in mano. -Trovavo questa cosa molto strana perché lavoravi un sacco di ore, ti trattavano come un appestato semmai anche maleducato se la mattina non salutavi col sorriso sulle labbra, ti pagavano come se aspettassi una grazia, ti pagavano poco, e forse, per vedere la faccia che facevi, ti pisciavano in mano, sicuro. Ma strano. Probabilmente pensavano Vediamo che faccia fa questo qua quando lo paghiamo pisciandogli in mano. Strano. Il mondo mi sembrava davvero un pianeta tutto strano più strano che normale perché c’è chi approfitta sempre.

Insomma mi sono immaginato nella mia testa che partecipo alla ventunesima  scuola elementare di scrittura emiliana e letteratura russa (con esercizi pratici)e rispondo a tutti gli esercizi elencati. E’ un’idea, quella di frequentare la scuola emiliana di scrittura a distanza, così come il corso per radiotecnici ed elettronici, della scuola Elettra di Torino che pubblicizzavano una volta in Tv; idea che già mi era venuta almeno tre volte. Un’altra cosa che voglio dire, ma non lo faccio per vantarmi, la scuola per scrivere questi esercizi elencati si svolge a ll’Atelier Sì di via San Vitale, a Bologna. Ribadisco non per vantarmi ma io a Bologna ci sono stato una volta. E poiché stiamo parlando dell’Emilia Romagna sono stato anche a Parma, pure qui una sola volta. In agosto ero a Pescara ospite con Mario e la moglie a casa di Chiara e da lì partimmo per Parma, in seguito alla morte di Mario Lupo, un operaio ucciso da un gruppo di fascisti. quel giorno pioveva.

Tornando alla scuola, cercherò anch’io di parlare degli esercizi pratici di scrittura.

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Leggi e ti viene voglia di scrivere come un desiderio, raschiando il corpo in divenire

Sono andato a puttane: anzi, da Kejla. Kejla è la protagonista principale del libro Kejla dai capelli rossi. Lei e il suo uomo erano a corto di denaro, stavano a digiuno da giorni e così Lejla mi ha sorriso e ha detto: – Vieni, andiamo.-

Immagine correlataImmagine correlataRisultati immagini per quadri e fotografie di donne lasciveRisultati immagini per quadri e fotografie di donne lasciveRisultati immagini per quadri di donne dai capelli rossiLejla è l’ultima in ordine di tempo con cui mi sono unito carnalmente: le ho raddoppiato il compenso, per quelle altre cose che mi ha prodigato e anche per i sorrisi. Quando Lejla e io ci siamo accoppiati, lei viveva a Varsavia, ero di passaggio mi è dispiaciuto lasciarla. Una puttana niente male, anzi. Ma a me capita spesso di fare questo tipo di conoscenze: è la contraddizione di chi legge romanzi di ogni parte del mondo. E anche se Lejla e le altre, non sempre puttane, sono personaggi di carta, non disdegno la loro compagnia.

 

Sono andato a puttane: anzi, da Kejla. Kejla è la protagonista principale del libro Kejla dai capelli rossi. Lei e il suo uomo erano a corto di denaro, stavano a digiuno da giorni e così Lejla mi ha sorriso e ha detto: – Vieni, andiamo.-

Da dove vieni

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Da dove vieni.

Dalla rosa che ammalia e tormenta.

Da dove vieni.

Sconosciuta della scogliera.

Da dove vieni.

Dalle parole che ridono nel sogno.

Da dove vieni.

Dalla pia santità di niente.

Da dove vieni.

A me come l’acqua dal cielo.

Da dove vieni.

Nei risvolti della musica.

Da dove vieni.

Dal legno di luce notturna.

Da dove vieni.

Dal viaggio che non è stato.

Da dove vieni.

Solenne dagli sguardi diretti.

Da dove vieni.

Dal palazzo che nave partì.

Da dove vieni.

Dai sospiri.

Da dove vieni

Aforismi. Emily Dickinson

Risultati immagini per quadri di paesaggi dell'animaNon esiste un vascello veloce come un libro, per portarci in terre lontane, né corsieri come una pagina di poesia che si impenna.Risultati immagini per quadri di paesaggi dell'animaLa fantasia può accendersi al solo udire una parola di libertà, ma la realtà è fatta di sbarre che rifiutano di aprirsi per farci volare via. La speranza è una pennuta creatura che si posa nell’anima.Risultati immagini per quadri dell'animaLa speranza è qualcosa con le ali, che dimora nell’anima e canta la melodia senza parole, e non si ferma mai.

 

Aforismi. Emily Dickinson

Leggo Eugenio Onegin di un certo A. S. Puskin, un giovane russo che vive a Pietroburgo. Pubblico una pagina per volta del suo romanzo. E’ un rischio quando si ha a che fare con i giovani, ma è uno che merita. Copierò e scriverò. E accussì m’arrobb’ o mestier’, canta Bammenella ‘e copp’e Quartieri Spagnoli

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                                            Eugenio Onegin

                                           Romanzo in versi

              CAPITOLO PRIMO

                                                                                       1

“Mio zio, uomo dei più onesti principi” 2, quando non per celia si ammalò, seppe farsi rispettare, e non poteva avere una migliore idea. Il suo esempio è insegnamento per gli altri; ma, Dio mio, che starsene giorno e notte con un malato, senza allontanarsi neppure d’un passo!E che bassa perfidia  far divertire uno che è mezzo morto, rassettargli i guanciali, porgergli la medicina con volto triste, sospirare e pensare fra sé: ma il diavolo quando ti porterà via?

                                                                                      2

Così pensava, volando in mezzo alla polvere, un giovane scavezzacollo3, erede, per volontà suprema di Zeus, di tutti i suoi parenti. Amici di Ljudmila e Ruslan5!Subito, senza preambolo6, permettetemi di presentarvi l’eroe del mio romanzo: Onegin, mio buon amico, nacque sulle rive della Neva8, là dove, forse, sei nato pure tu, o hai brillato, mio lettore. Là un tempo passeggiavo anch’io, ma il Settentrione9 mi è nocivo*.

                                                                                       3

Suo padre, dopo aver prestato servizio molto egregiamente, era vissuto di debiti: dava tre balli all’anno, e finì col rovinarsi. Il destino per proteggeva Eugenio: per prima Madame10 ebbe cura di lui , poi fu sostituita da Monsieur l’abbè, un povero francese, perché il bambino non si stancasse, gl’insegnava ogni cosa scherzando, non lo annoiava con la severa morale, gli rimproverava con dolcezza le monellerie, e lo accompagnava a passeggio nel Giardino d’Estate11.

 

 

 

Leggo Eugenio Onegin di un certo A. S. Puskin, un giovane russo che vive a Pietroburgo. Pubblico una pagina per volta del suo romanzo. E’ un rischio quando si ha a che fare con i giovani, ma è uno che merita. Copierò e scriverò. E accussì m’arrobb’ o mestier’, canta Bammenella ‘e copp’e Quartieri Spagnoli

L’universo della blogger Pensierifusi

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Pensierifusi scrive: L’universo ce l’ha con me. Ne ho la conferma definitiva. Dio esiste e si diverte come un sadico pazzo.

Transit commenta: Anche Lui ha le lune e poi ne ha fatto e ne fa di errori: fa incontrare, spessissimo, le persone sbagliate. Potrebbe, ad esempio, spostare un orario o una coincidenza o un vicolo, o una stradina o una piazza e le persone sbagliate non si incontrerebbero mai. Il mondo, forse, sarebbe non solo migliore, ma di certo più allegro. Se poi una cosa ti succede di domenica, buonanotte. Se negli altri giorni Lui, posto che esista, non ti vede e non ti sente, figuriamoci la domenica che è il giorno sacro del riposo. Se ne starà stravaccato su un divano. A gustarsi un sorbetto con sua moglie(o la fidanzata o l’amante?)

Pensierifusi ribatte: Quindi dici che oggi che era domenica si era un attimo distratto?😂

Transit commenta: Distratto no, ma assente e mezzo addormentato dopo il pranzo e le partite di calcio: ed è anche un tifoso sfegatato come quando fece scrivere l’Antico testamento; infatti Lui a quei tempi aveva un diavolo per capello e puniva a destra e manca, ed Eva ne avrebbe fatto le spese.Sicché fu la prima a pagare pegno, per una mela poi. Secondo me era la stessa mela che la strega fece mangiare a quella disgraziata di Biancaneve. E poi con la faccia truce e la voce sotterranea di caverna le disse: Donna(cioè non la chiamò nemmeno col suo nome che sulla terra c’era solo Eva come donna e figuriamoci se Eva non avesse voluto accoppiarsi con quel don Abbondio di Adamo che Adamo se teneva il pomo di Adamo è perché gli era rimasto qualcosa sullo stomaco e voleva cantargliene quattro a Dio Onnipotente ma Adamo disse questo è Onnipotente e anche Onnisciente. per cui se gliene canto altre quattro lui mi schiaccia come una mosca sul parabrezza: perciò, lasciamo stare, pensò tra sé Adamo)partorirai con dolore. Ecco, perché la Chiesa dice che quando stai male è un segno del Signore e devi resistere. Però mò per fortuna ci stanno gli antidolorifici. Che uno va in farmacia e dice: -Datemi una confezione di Aulin bustine.-

Pensierifusi risponde:😂😂😂😂😂😂 ma come ti vengono certe cose??? Mi fai morire 😆

Transit commenta: Sono contento che ti faccio morire, però non devi morire tutta tutta, solo per un pochino e poi basta. Che poi morire e rinascere è bellissimo. Comunque le cose, cioè i pensieri mi vengono così: o su due piedi o seduto, però prima semmai sono uscito di casa, ho preso un caffè, ho pensato un po’ di cose, ho copiato i primi tre capitoli de Romanzo in versi Eugenio Onegin di A. Puskin e ho anche letto il tuo post e tante altre piccole cose come andare a teatro.

L’universo della blogger Pensierifusi

Gli incipit. Giuseppe, Collodi, Pinocchio, Geppetto … oggi

 

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C’era una volta…-Un re!- diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo di catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

Carlo Collodi Le avventure di Pinocchio

***

Quann’ero piccirillo nisciuno m’ha liggiuto Le avventure di Pinocchio. E non sapevo che c’era un libro che parlava di questo criaturo che aveva il nome di  Pinocchio che all’inizio quando lui nasce, sia prima che dopo che nasce, è un pezzo di legno buono assai per il rasiero(braciere) visto che a casa mia(mia?)non avevamo né la stufa né il camino e nemmeno usavamo scambiarci la buonanotte semplicemente perché non era necessario, tanto ci saremmo rivisti da lì a poco come la luce che viene dopo la notte. Stufa e camino: se hai un fuco la vita specie di sera e di notte forse la guardi meglio forse che nel gelo. A noi mancava il legno e Pinocchio era di legno. A volte andavo a cercare pezzetti di legno. Pinocchio forse si chiamava così perché quando andai per la prima e unica volta alla scuola elementare Giuseppe Mazzini in faccia a una parete della dell’aula c’era la lettera A e sotto l’albero che lui, l’albero nella’immagine, si chiamava l’albero Pino. Perciò pensai che Pinocchio era il figlio di Pino, l’albero, quello nella nostra classe, però datosi che Pino era un albero, allora Pino si poteva chiamare Apino che forse era più lieve e leggero il nome Apino un poco come bambino che a un certo punto viene il primo giorno di scuola e la mattina il bambino senza saper né leggere né scrivere si presenta con la mamma o con la nonna, anzi con il nonno, perché la nonna semmai sta a casa a preparare il pranzo per Pino quando suona la campanella e entra e poi esce e così Pino ha fatto il suo primo giorno di scuola. Secondo me Pinocchio era un po’ come Gesù bambino che teneva come papà San Giuseppe che per diventò santo dopo che era morto, ma anche se diventò santo dopo che era morto, lui, Giuseppe, non che io tenessi qualcosa contro i falegnami, ma per Giuseppe era un po’ strano ma non come falegname o come santo ma proprio come papà. Comunque Giuseppe era falegname e anche Geppetto, un po’ di secoli dopo, era un falegname. Ma però anche Geppetto era un po’ strano come Giuseppe il falegname e futuro santo. Geppetto non aveva una moglie, però a tutti gli effetti ma anche affettivamente era il papà di Pinocchio anche se Geppetto non aveva giaciuto con sua moglie che non c’era(e non sappiamo se c’era stata e se era morto di cancro perché a parte la miseria e la povertà, i figli, anche giacendo con Geppetto non arrivavano e in paese volente o nolente il paese parlava e si sa che a parlare parlano tutti alla maniera del vento sia quando è fresco e leggero sia quando è scontroso e furioso) fatto come i papà e le mamme del vicolo che quando devono avere un figlio si vede perché questa mamma le inizia a crescere la pancia come se dentro c’avesse un mellone, un anguria che piano piano cresce perché il mellone si nutre di acqua. Questo Pinocchio teneva una famiglia proprio tutta striminzita che era costituita solo da Geppetto che Geppetto solo al pensiero che Pinocchio potesse chiamarlo papà gli tremavano le gambe che era meglio se stava seduto quando Pinocchio avrebbe detto rivolgendosi a Geppetto: – Papà, paparino o semmai Babbo che nel vicolo ma pure a Nazareth quando i criaturi e i guangliuncielli e pure le piccirelle chiamavano il loro papà non dicevano Babbo, ma semmai papà, perché dire papà basta e avanza. Forse Pinocchio lo conoscevo: in carne e ossa, nel mio vicolo; ma nemmeno potevo dire che almeno uno dei guagliuncielli del vicolo dove ero nato e crescevo, era tale e quale a Pinocchio. Forse il Pinocchio che viveva nel vicolo era ‘nu  figlio ‘e mammà, cioè ‘nu scugnizzo, praticamente ‘nu figlio ‘e sfaccimma, cioè sapeva ‘o fatto suoio, nel senso che praticamente dimostrava di avere più anni dell’età che aveva. Ma le cose erano le cose. A volte le cose sembrano le cose, ma poi col tempo, si trasformano nelle cose: così l’uomo.

 

 

Gli incipit. Giuseppe, Collodi, Pinocchio, Geppetto … oggi