Amleta e sua figlia pelosa ‘a canella scumparuta (arrubbata o accisa.)

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Amleta, spero con tutto il cuore che tu possa ritrovare la tua carissima figlia pelosa. Anch’io ho un cane, uno spitz maschio. Sappi che informerò anche Lelloccio della cattiveria che hanno fatto a voi due anche perché con lui parlo ogni giorno. E a proposito delle cattiverie dell’uomo, forse avrai saputo che hanno avvelenato il cane, anche lui un pastore tedesco, se non erro, che ricercava i corpi tra coloro che si trovavano sotto le macerie del terremoto di Amatrice. Mentre scrivo Lello è accucciato sotto la scrivania. Spero che la sensibilità di Lelloccio possa starle accanto finché non la ritroveranno, almeno avrà anche il suo cuore accanto alla tua amatissima canella, intesa come ‘a piccerella, ‘a criatura. Quando ero piccolo tra i vicoli del quartiere mi accompagnava dappertutto Nennella con tutti i figli che sfornava regolarmente. Penso che questi nomignoli e diminutivi possano fartela sentire ancora e sempre accanto a te. Non sapevo di questo tuo dolore, spero che sia una scomparsa momentanea, per cui mi sono detto, Passo da Amleta. Carezze e abbracci a te e a lei, pur se virtuali. Cercala finché puoi. Ciao

Amleta e sua figlia pelosa ‘a canella scumparuta (arrubbata o accisa.)

-Nel libro ci sta la vita.-, disse allo specchio il Sorcio, noto esemplare di fogna(era credibile?). Poi aggrottò la fronte e in preda all’umorismo disse: -Ma non è possibile una cosa del genere.- , e rise di nuovo come lo spettatore a teatro. -Il libro è troppo piccolo per contenerla.-, concluse. Intanto, fuori, la luna arrossì.

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-Nel libro ci sta la vita.-, disse allo specchio il Sorcio, noto esemplare di fogna(era credibile?). Poi aggrottò la fronte e in preda all’umorismo disse: -Ma non è possibile una cosa del genere.- , e rise di nuovo come lo spettatore a teatro. -Il libro è troppo piccolo per contenerla.-, concluse. Intanto, fuori, la luna arrossì.

La scrittura e i monumenti

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Ci sono degli scrittori che a me non mi fanno venire neanche un pensiero quando leggo i libri che hanno scritto. Poi ci sono altri che mi fanno pensare e uno in particolare che mi fa venire subito la voglia di scrivere quando leggo le sue cose. A lui dovrebbero fare un monumento,  ho pensato. Poi, ho riflettuto alla velocità di una freccia e mi son detto, Meglio di no. Dopo averlo innalzato di livello marmoreo, potrebbe montarsi la testa. Va a finire che scriverà cose come quelle di altri scrittori che non mi aiutano in nessun modo.

La scrittura e i monumenti

Quando sono morto ero bellissimo(me ne accorgo da come mi guarda la gente e niente affatto come fa Narciso)e, dovete credermi, mi spiaceva lasciare le mie spoglie mortali, poi ho sentito un gruppo di persone che diceva: – Che vuò fa, chesta è ‘a vita.-, e senza sapere ‘o pecché ho riso. E non m’importava pensare se fosse un ridere cretino o intelligente. Ero morto ma vivo

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Quando sono morto ero bellissimo(me ne accorgo da come mi guarda la gente e niente affatto come fa Narciso)e, dovete credermi, mi spiaceva lasciare le mie spoglie mortali, poi ho sentito un gruppo di persone che diceva: – Che vuò fa, chesta è ‘a vita.-, e senza sapere ‘o pecché ho riso. E non m’importava pensare se fosse un ridere cretino o intelligente. Ero morto ma vivo

Slegature

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Dio è morto:si capisce dell’iconografia che lo ritraggono per quanto saggio e allo stesso tempo irato, il cipiglio severo, la barba e i capelli bianchi come la neve. E’ vecchio e i vecchi muoiono. Anche se uno bara muore lo stesso, semmai fa lo gnorri, l’indiano o si nasconde come fanno gli elefanti. Gli elefanti, si sa, sono intelligenti, ma grandi e grossi.

Slegature

La sua voce, un soffio caldo

Ero malato. Eri la mia ossessione. Forse anch’io lo ero per te. Mi piacevano le tue mani segnate dal tempo. La tua voce un soffio roco e caldo che ricacciava indietro il ghiaccio.La tua bocca oscura. L’ovale del tuo viso insinuava i pensieri dei miei desideri. La tua carnagione bianca avallata dal nero del copricapo velato. I lampi dei tuio occhi. E le nere lacrime. Ero malato. Lei, tortura di echi. E così, malato, non potevo farne a meno.

La sua voce, un soffio caldo

L’acqua quel mattino era fredda

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L’acqua era fredda quando lei scomparve. Furono in pochi a vederla mentre si incamminava sul ponte che pareva non finire mai. C’erano delle coppie distanti tra loro, rimasero tra gli gli alberi, forse senza accorgersi di nulla: ansimavano e non fecero caso a quella donna nemmeno quando l’acqua fremette nell’accoglierla nel mondo placido. Un cane abbaiando ruppe il silenzio, si tuffò cercando l’odore di lei, appesantita di sassi. Qualcosa era accaduta nella villa dei misteri. E la donna se ne portò con sé qualcuno.Chi era, anzi chi era stata? Come si chiamava e quanti anni aveva? Era bionda, non lavata, e bella. Ciò non bastò a trattenerla in vita e anche la bellezza andò via, in silenzio. Era stata luce, ma ancora introversa e timida, spesso arrossiva.

 

…Continua…

L’acqua quel mattino era fredda