Marietta Robusti, vita e morte prematura dell’adorata figlia pittrice di Tintoretto.
Giorgio Kienerk, Autoritratto, 1887, olio su tela applicata su cartone.
Autoritratti di Sofonisba Anguissola
Marietta Robusti, vita e morte prematura dell’adorata figlia pittrice di Tintoretto.
Giorgio Kienerk, Autoritratto, 1887, olio su tela applicata su cartone.
Autoritratti di Sofonisba Anguissola
Opere di Gustave Coubert
Nel taciturno brusio di te.
Goccia d’universo esonda.
Finestre aperte.
Mondi chiusi.
Cuore
espanso rintocca.
Sono sempre alla ricerca di cose perdute. Forse anche preziose. C’è da scavare un po’ come quando si va per fiumi a setacciare i loro letti sabbiosi o di terriccio di montagna. Cercatore di pepite d’oro. E sono anche un po’ minatore, o forse solo un rigattiere. Ma le cose vecchie che noi da queste parti chiamiamo d’o sapunaro sono piene di polvere. La polvere del tempo e dei giorni si posa dappertutto come la stessa luce, l’ombra e la luce. E così la polvere sale e scende dalle cose perdute, dal fiume, dalle miniere, dall’oro, da noi.
Ah, dimenticavo di dire che mi chiamo colui che non ha nome perché il tempo è sempre di là da venire nel presente che pure passa per afferrare il futuro senza che sia svelato.
Ho vezzeggiato le nuvole, sia quelle un po’ sbilanciate di follia creativa, ma non saprei dire il perché, forse erano complici e sia quelle d’un cielo a pecorelle e quelle allungate e rigonfie in maniera bizzarra e ho detto loro di spargersi sulle terre arse. Ridevano. Ma estinguendosi hanno iniziato vivacemente a parlare di amori fugaci, furiosi e ribelli.
Si velano gli occhi di sole
schiude agguati tenebra.
Scie rosacee scintillano.
Stringi le mani come fosse un abbraccio glorioso.
Gli occhi avranno pupille dai riflessi fantasmatici.
Sulle strade cartacce e fogli poetici scritti dal vento.
E gonne sollevano gli occhi al cielo dei santi di terra.
Fotografia di Marco Vedana
Si acciglia la strada,
e ci mettiamo parlarne.
Esprimersi in uno scatto fotografico è come catturare i passaggi mutevoli dell’anima. Oltre l’occhio necessità dell’epifania di attimi fatti da luce e ombre. Tendiamo a perdere e a ignorare tali apparizioni. Poi, semmai, commentiamo, dicendo: -Che peccato. Ma forse è più di peccare, nel’intimo della propria carne a rischio dell’orrore e non della morte.
Oltre il peccato per afferrare l’indicibile che si manifesta nelle immagini che fuggono e si rincorrono. E in quei momenti, la natura, è alla portata così si offre innocente e sacrale. L’odore dell’anima è fatta dei colori adoperati dai pittori sulle tele della vita che scorre.
Il sole appena alto
scarmiglia le ali delle nuvole.
Miagola confusa la brezza in gola.
Il mare schiuma ansie di universo.
Viaggiano in rimbrotti gli alacri venti.
I tuoi seni sodi mugghiano ardori.
Stilla lacrime di miele la tua bocca.
Nel pianto giocoso dell’amplesso.
I silenzi muti o la manutenzione
delle parole in viaggio oltre il mare.
I coltelli dell’amore pelano
gli occhi dei nostri passaggi a livello.
E cantano in volo gli umani sfrontati,
esenti dai peccati di sangue e di carne,
sobillano la quiete dei morti nel buio
e nel freddo degli abissi.