Si racconta di vicolo in vicolo di basso in basso di scantinato in scantinato di grotta in grotta di sotterraneo in sotterraneo, di rovine archeologiche in rovine di archi e colonne che in piazza Bellini sulle rovine romane circoscritte e protette da una recinzione in ferro, ci siano da secoli e secoli prima della loro scoperta, tre monete d’oro portate e perdute dalle saccocce dai greci che fondarono Neapolis che nessuno, dagli scugnizzi agli adulti, da un barbone, un disoccupato o un operaio in cassa integrazione o ricco malato di cleptomania o vecchie streghe e fattucchiere osi toccare. C’è una diceria e forse una brutta maledizione, bella certo non può essere, sulle tre monete che comunque sono succulente e tentatrici per chiunque, quando i ceti sociali e le la divisione di classe si azzerano, che corre di bocca in bocca: se qualcuno porta via per non dire ruba le tre monete d’oro tutta Napoli verrà risucchiata in un buco nero collegato direttamente con il Vesuvio. E cosa stranissima le tre monete sono sempre lucide. E calde. Le tre monete sono calde come la pelle di chiunque si trovi a passare.