“Quando ho rivisitato Auschwitz dopo quasi quarant’anni, lo scenario visivo mi ha dato una commozione reverente ma lontana: per contro, l’odore, l’odore di Polonia, innocuo, sprigionato dal carbon fossile usato per il il riscaldamento delle case, mi ha percorso come una mazzata:ha risvegliato a un tratto un intero universo di ricordi, brutali e concreti, che giacevano assopiti, e mi ha mozzato il respiro. Con altrettanta violenza, “laggiù”, ci ferivano gli occasionali odori del mondo libero: il catrame caldo, evocatore di barche al sole;|…|;il profumo di sapone nella scia di una donna “civile” incontrata sul lavoro.” E come il medico dei I mnemagoghi, anche Levi chiude le boccette della sua memoria sull’evocazione di una fragranza femminile.
Primo Levi.
*Il brano sopra riportato è di Primo Levi. Mentre il titolo è dell’autore del blog.