Miscredente di miracoli e parole, si, lascio il mondo
per entrare nel monastero salvifico della tua carne .
Miscredente di miracoli e parole, si, lascio il mondo
per entrare nel monastero salvifico della tua carne .
Quando dici la parola amore, un po’ di attenzione, in sincerità, non guasterebbe.
L’amore, nel fondo della sua carne ma gli stesi pensieri, è innanzitutto ambiguità.
E convenienza. Tace se conviene tacere. E corre come il vento nei canali dei solchi.
Le musiche sparse avvolgono le nuvole come innamorati colti nell’età dell’infanzia.
Forse solo allora, solo allora, ognuno è se stesso con tutte le implicazioni notturne.
Solo dopo, dopo la pioggia e dopo la neve e dopo il freddo e durante l’estate, fugge.
Adagia tumulti
cuore silente
spazio cattura.
Sei un mistero. Nel’abbracciare il mondo così immenso. Dentro, attorno e fuori di te.
Mistero che sulle tue labbra e negli occhi non fa che ripetersi. Così certi pensieri persino
per te sono come fossero riusciti a scardinare le catene. E addensi di lievi colori il cielo.
Io e lei ai tempi in cui vivevamo insieme. Leila e io dopo aver pranzato ci accoccolavamo. Poi stavo un po’ distante da casa, con gli amici e non facevo che pensare a lei. Un sogno. Così, improvvisamente, venni a sapere, tonando a casa, che lei non sarebbe più tornata. Nessuno disse qualcosa. Nessuno disse altro. Nessuno disse se se ne fosse scappata via. Nessuno disse:- E’ stata rapita,- oppure – E’ sta uccisa.- Ora vago, ma nessuno è niente.
In origine Lello non era il mio cane ma il cane spitz di mia figlia, poi lui, in tutta autonomia scelse me come capobranco e da allora è una scimmia o seccia (seppia) nera, cioè uno pieni di guai, che non si toglie più da sopra le mie spalle. Praticamente me lo sciroppo(sopporto)da mattina a sera e anche durante la notte. Lo spitz è guardiano, quindi durante la notte qualsiasi rumore lo mette in allarme e lo fa ringhiare e abbaiare.
Pochi mesi fa per poco non si è cappottato per una malattia che per i cani se non si diagnostica a tempo è mortale. Invece lui, niente dopo che l’abbiamo portato da Angelina la veterinaria e dopo la cura tra flebo, iniezioni sotto cute e compresse si è ripreso.
Questi figli di cagna che si ammalano come niente fosse. Qualcosa non quadra. Come sapete tutti questi cani di razza che costano un occhio della testa vengono razziati dopo neanche un mese da sotto le zizze di latte e calore delle loro mamme cagne e poi ammucchiati nei portabagagli di auto e trasportati come bestie … cioè senza che gli diano da mangiare e da bere. Poi chi arrivava vivo viene spacciato per un cane sano e in forma.
Non è vero.
Oltre a essere affamati e assetati(da qualche parte questi due termini li ho già sentiti, probabilmente in chiesa, all’oratorio salesiano di vico Avellino a Tarsia in Napoli che però adesso non esiste più.
Era costruito su un antico costone e con l’incuria e i colpi del terremoto così ammalato divenne pericolante. Al suo posto ora c’è un parco, il parco a scale dei Ventaglieri a Montesanto, nel centro antico della città.
Il mio cane è nato in Ungheria, mentre io sono nato sotto il vicolo dove degradava l’oratorio salesiano cosa che non sapevo e che scopri molto tempo dopo.
Adesso ne Lello spitz né io viviamo sotto il parco.
A causa del terremoto e dell’abbattimento di un ala di vico Lepre ai Ventaglieri mamma cercò un’altra casa, cioè un basso, in vico Nocelle, che Alberto, uno dei miei amici per nobilitare quel vicolo, lo chiamava viale delle Nocciole.
Si nasce in un luogo e poi non si sa dove si va a campare, anche perché i meno abbienti, cioè la mappata numerosissima(leggi scarrafoni)dei proletari sono espulsi dai centri antichi sotto attacco di speculazioni edilizie e turistiche.
Ora vivo, a causa del lavoro, in un comune a nord di Napoli, dove negli ultimi tempi i ladri fanno rapine a palate.
Quindi(o quinci)Lello spitz, io e la mia famiglia che poi è anche la famiglia umana(ancora per quanto?)di Lello ‘o scassa cabbasisi, viviamo(su fa per dire) in un paese-città dormitorio. Tra l’altro c’è un vicolo che si chiama via dei Dormiglioni, davvero un veggente chi adottò tale nomea per una straduccia.
Comunque è da quasi un anno e mezzo che li mio cane(e io per lui chi sono, il padrone, l’amico principale e assoluto, Babbi Natale o cos’altro?)è affetto da epilessia, perciò da allora e sotto cura farmaci. Inizialmente assumeva un farmaco destinato solo agli esseri umani, poi dopo ne hanno confezionato uno apposito per i cani, il Soliphene da 60 mg.
Dapprima Lello ne prendeva mezza compressa al mattino e altrettanto la sera. Da due mesi circa un quarto di compressa la mattina e così la sera. Per un certo periodo qualche hanno fa camminava zoppo, anche se non lo era mai stato zoppo. Quando è venuto a casa nostra era una pancia di vermi ma per fortuna con un farmaco le disseminò tra cucina e soggiorno. Poi vennero due notti di protagonismo assoluto(suo, chiaramente e noi a stargli vicino per timore che ci rimanesse secco)in cui le crisi epilettiche si ripetevano ogni due ore. Da sempre non fa che abbaiare ad ogni occasione propizia.
Quando apriamo la porta del balcone si precipita furia gira su sé stesso e abbaia come se fosse in preda a un esorcismo. Anche quando viene qualcuno a casa, anche se se li conosce, abbaia che non riesci a parlare tanto è l’ammuina che fa. Altrettanto se bussano al citofono.
Poco fa sono tornato dalla palestra e quel figlio di cagna di Lello ha vomitato nell’entrata e in cucina. Vomita spesso, specie se sta a digiuno o a qualche ora distanza da momento che ha mangiato. Si è ammalato di pancreatite e dopo essere stato sottoposto a prelievo ematico la dottoressa ci telefonò allarmata perché i valori erano tutti fuori dei valori normali.
In questi giorni, nonostante i nuovi esami amatici sono risultati tutti nella norma, la mattina prende un terso di compressa di pantorc per lo stomaco. Insomma, questo cane oltre a non parlare, prende tutti sti medicinali e allora dico: Cane ma che razza di cane sei? Sei un animale oppure un anima? In genere le anime si ammalano di p perché vedono e sentono primi tutte le cose brutte del mondo e degli esseri disumani. Questa razza canina e penso anche quella gattesca(e forse tutti gli animali appresso)se non hanno qualcuno che li segua, morirebbero in quattro e quattr’otto. Noi umani(o disumani, a seconda) se ci sentiamo male per qualche malattia chiamiamo o andiamo dal medico e loro invece quando stanno male o hanno qualcosa che non va e non sono capaci di andare dal medico come fanno?
|…|continua
Con gli occhi dici di aver pazienza lungo i binari del giorno.
E sai che così si soffre di più e aumenta la smania d’amare.
Sai bene che mi lancerei a strappare le stelle dal buio del cielo.
E ne farei un cesto per deporle accanto a te quando ti svegli.
E a non cogliere i sogni, le stelle, si spegneranno immusonite.
Lei e io dopo aver pranzato.
Io quando penso a lei.
Io dopo aver saputo che lei non ritornerà mai più.
A lamentarsi del cuore siamo buoni tutti.
Come se lui fosse sempre un quello che non ragiona.
Allora dagli e dagli e dagli a scoraggiarlo e dirgli: -Stupido!-
Eh, come se si potesse dare tutta la colpa a lui, tipo la debolezza
dei sentimenti e delle passioni vere per qualcuno venuto per amare.
Si, gli occhi che cercano cosa sono il cuore o la ragione e la freddezza.
E a imporre una decisione, o piuttosto il contrario, è sempre lo scemo del villaggio:
l’imputato cuore. Lo si potrebbe condannare e incarcerarlo nel carcere del disamore.
Lui si prende la rivincita e lascia fare al nostro corpo fatto di desideri, sogni e pensieri.
-Sono davvero uno stupido e non un albero e nemmeno un libro,- dissero i fogli guardandosi tra loro. L’uomo dal viso di scimmia aggiungeva pagine scritte di un libro che latitava. Un libro, aveva letto da qualche parte, sollecita a uscire fuori dal corpo, dai pensieri, dalla penna e dalla tastiera e, rientravi di nuovo come rientrando da una passeggiata. -Mi spiace per me e per lui. Forse non ha nervi né ossa e né sangue,- pensò ancora faccia di scimmia. Un libro prende piedi e poi cresce come un albero massiccio e slanciato con rami e foglie verso il cielo solo se le pagine sono fogli di un folto piumaggio.