Mese: aprile 2019
Opere d’artista con i particolari delle vite che fuggono nei quadri per incastonarsi.
Sei lontana negli occhi cosi le tue stelle. Volevo chiamare lacrime i petali di rosa le tue labbra.
Opere di Andrew Wyeth
Con un po’ di fantasia sul muro eccoli qua
Ho sette anni: da due anni sono orfano.
Nemmeno conoscevo questa parola.
Però, la vedevo negli amici dei vicoli.
Chi non aveva la mamma chi il papà.
Ci sono quelli che non hanno nessuno.
Mi chiamo … non ricordo il mio nome.
Faccio parte di quelli che hanno ancora
di quelli che non si sono del tutto convinti:
con un po’ di fantasia (il muro) eccoci qua,
insieme.
C’è un risvolto nella tua voce, un filo che mi cattura in una struggente malinconia. E non riesco a districarmi come ci riesce l’anima che viaggia nelle storia che leggi. Saranno forse i punti cardinali del cuore nella loro frenesia di silenzio dormiente.
Grandi speranze
“Spezza loro il cuore, mio orgoglio e mia speranza;spezza il loro cuore e non aver pietà!”.
sussurrò Miss Havisham a Estella.
Charles Dickens Grandi speranze (pag. 101)
Uno dei miei personaggi, tra l’altro ripreso dalla vita reale della verosimiglianza della realtà, andava in giro millantando d’esser immortale. Sorrisi e chiesi come fosse arrivato a quella conclusione che alla fine era un’apertura sia terrena e sia dell’universo conosciuto e non. Non mi convinse con le sue piccole astruse teorie, però, continuava ad arrampicarsi sugli specchi. E veniva giù a scrosci d’acqua.
Raccontarsi tra le radici e le stelle
Opere della natura e manufatti fra pose umane.
Raccontarsi per uscire, rientrare, accorgersi di camminare e forse ma forse sognare come fanno gli alberi con le radici ben piantate e i rami verso il cielo correndo insieme al vento, all’aria e al sole, anche quando dal fondo risalgono le nuvole per accovacciarsi tra le braccia delle stelle.
La mia gattina dalla pelle olivastra
La mia gattina, gelosa e prepotente, autonoma e dalla pelle olivastra, ha le ciglia e gli occhi scuri ma non certo come un orologio svizzero, semmai dai movimenti flessuosi e caldi. Si affaccia e subito si struscia, s’alza sulle zampe stiracchiate, scapuzzea, s’ingegna con la testa e si allunga. E fa gli occhi dolci ma anche un po’ aggressivi di forse ha sempre un richiamo da farti. E alza la coda e rimiagola come un canto di fata. Poi inizia il suo personale concerto. E lì l’asino non casca e il cane non mena per l’aia, la cicala zittisce. E il creato in una stanza gira tutt’intorno come in una festa che illuminazione gli occhi.