
Mio padre era un lupo. Quante capriole nel cuore. E le corse. I capitomboli. I morsi. Il ringhio, la caccia. E poi tutti insieme. Un giorno uscì fuori dalla tana. Lo ritrovammo appeso a un albero. A mezzo metro dal terreno. Lo leccai: sapeva di noi.

ti voglio bene. Sei sempre sul mio pelo, e naturalmente nel cuore, nei fiati, sulla lingua, tra i tuoi denti e nel proteggermi, anche se non ti conosco. Dopo poche settimane mi tolsero dal tuo calore e dalle mammelle a cui succhiavo con avidità. Credo che se tu fossi nei miei paraggi o io nei tuoi, sicuramente, mi riconosceresti tra un milione di bubini. Adesso che è passato qualche anno capisco anche il tuo dolore, la sofferenza, la nostalgia di quando ci separarono. Adesso, o forse già da qualche tempo, non sappiamo di noi e cosa sia capitato a te. Tu, forse, hai messo al mondo altre sorelline e fratellini e, forse, senza mai dimenticarmi, sei morta. Adesso ho le lacrime agli occhi e non riesco a proseguire, però, sento ancora i nostri nasi e i nostri musi nell’anima.
Opera di Carla Accardi
“Non so più nulla, è alto sulle ali/
il primo caduto bocconi
sulla spiaggia normanna./
Per questo qualcuno stanotte/
mi toccava la spalla mormorando/
di pregar per l’Europa/
mentre la Nuova Armada
si presentava alle coste di Francia.
Ho risposto nel sonno: “E’ il vento,/
il vento che fa musiche bizzarre./
Ma se tu fossi davvero/il primo
caduto sulla spiaggia normanna/
prega tu se lo puoi, io sono morto/
alla guerra e alla pace./ Questa è
la musica ora:/delle tende che sbattono
sui pali./Non è musica d’angeli, è la mia/
sola musica e mi basta”.
da Diario d’Algeria
“Rinascono la valentia e la grazia./
Non importa in che forme – una partita/
di calcio tra prigionieri:/ specie in quello/
laggiù che gioca all’ala./ O tu così leggera
e rapida sui prati /ombra che si dilunga/
nel tramonto tenace.”
da Dario
“A fine luglio quando/
da sotto le pergole di un bar di San Siro/
tra cancellate e fornici si intravede/
un qualche spicchio dello stadio
assolato/quando trasecola il gran
catino vuoto/a specchio del tempo
sperperato e pare / che proprio lì
venga a morire un anno/ e non
si sa che altro un altro anno prepari/
passiamola questa soglia una volta di
più/ sol che regga a quei marosi di
città il tuo cuore/ e un’ardesia propaghi
il colore dell’estate”.
da Un posto di vacanza
Mi piaci come scrivi,
perché usi le dita spezzate e le arcate dei sogni come spiagge di mare.
Mi piaci come scrivi,
perché non smetti mai di risalire il sassoso bagliore del cielo di sera.
Mi piaci come scrivi,
perché usi gli scarti del giorno che mai avranno un futuro luminoso.
Mi piace come scrivi,
perché le ombre dentro di te convivono ad occhi chiusi con le altre.
Mi piace come scrivi,
perché bisogna avere pazienza quando non riesci a resistere a noi.
Mi piace come scrivi,
perché le gocce dei piedi a furia di salire e scendere si asciugano.
Mi piaci come scrivi,
perché le onde del tuo divenire si fanno capanno scuro, rosso e blu.
Mi piaci come scrivi,
perché cammini nelle strade vecchie che ormai sono solo fantasie.
Mi piaci come scrivi,
perché hai la bocca, la lingua e le labbra colorate del vostro amore.
Mi piaci come scrivi,
perché hai occhi di schiuma marina e le mani che afferrano il cielo.
Mi piaci come scrivi,
perché il tuo corpo non fa che esporre di continuo i tuoi romanzi mai editi.
Mi piaci come scrivi,
perché non ci conosciamo mentre ci sfioriamo e il mondo continua a girare.
Opere di Siegfried Zademack
C’è un’isola italiana che affaccia sul Golfo di Napoli conosciuta per le terme, il paesaggio rigoglioso e la ricca varietà gastronomica… ovviamente! Parliamo di Ischia, una delle perle del nostro mare. Delle tantissime ricette che l’isola propone c’è l’irresistibile coniglio all’ischitana annoverato tra le migliori ricette del nostro Paese. Oggi vi proponiamo la nostra versione di questa pietanza in cui la tenera e delicata carne di coniglio incontra il pomodoro fresco e si impreziosisce con le note aromatiche del basilico. Ne verrà fuori una ricetta che emanerà un gran profumo, molto gustosa e dal sughetto invitante, delizioso anche per condire una pasta! Il coniglio all’ischitana saprà fare breccia nei vostri cuori insieme alle versioni più tradizionali come quella in umido, al forno e alla cacciatora.
Siete pronti per questo viaggio intenso per le papille gustative: prepariamo insieme il coniglio all’ischitana!
Il sovversivo “comunista” Bergoglio qualche tempo fa, roba recente, a proposito di procreazione, disse: “Non siate come i conigli.” Che poi, tra l’latro, i conigli finiscono in pentola e la loro morte, oltre che allo spiedo, è il coniglio all’ischitana. Eppure sulla prolificità c’è chi ci gioca, ma a fini commerciali. L’amore per i figli, propri e altrui, è al di qua e al là. Poi, si vede come casca l’asino o chi semplicemente fa demagogia. Per esempio mettiamo che ogni famiglia è infelice e felice con le proprie modalità. Giusto? Sulle prime apre così, ma non lo è. Prendiamo la pandemia da Covid. C’è chi ai piani bassi del Titanic dice: “Rifiuto il vaccino”. Bravo, brava, bravi. Ma al momento non sei certo tu a decidere. E non lo avrai se a decidere sono i potenti e chi tratta la salute come un affare privato e commerciale, in pratica merce mercificata. E a chi si dà “sotto la spinta del danaro e altre collaborazioni “il vaccino? Una cosa è sicuro, non ha chi non ha santi in paradiso. Tanto per dire.
Non sa più nulla, è alto sulle ali / il primo caduto bocconi / sulla spiaggia normanna. /
Per questo qualcuno stanotte / mi toccava la spalla mormorando / di pregar per l’Europa /
mentre la Nuova Armada / si presentava alle coste di Francia. /
/ Ho risposto nel sonno: – È il vento, / il vento che fa musiche bizzarre. /
Ma se tu fossi davvero / il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna /
prega tu se lo puoi, io sono morto / alla guerra e alla pace. /
Questa è la musica ora: / delle tende che sbattono sui pali. /
Non è musica d’angeli, è la mia / sola musica e mi basta -.
Campo Ospedale 127, giugno 1944.
…
La giovinezza è tutta nella luce / di una città al tramonto /
dove straziato ed esule ogni suono / si spicca dal brusio. /
/ E tu mia vita salvati se puoi / serba te stessa al futuro /
passante e quelle parvenze sui ponti / nel balenio dei fari.
…
Le mani
Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell’arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.