Quando sono morto eravamo sotto le bombe. Il vicolo, il quartiere e la città intera, tremavano. A salvarsi erano in pochi; eppure, fuggivano come scarafaggi, topi, cimice, pulci e chiattilli cioè le piattole che si prendono quando si va a puttane o che prendi quando un tuo fratello Gennarino te li ha mischiati perchè gleli ha regalati Tittinella che fa la vita giù al porto e, braccati dalla luce del giorno e dagli occhi affamati sia degli adulti disperati che dei bambini in lacrime. Ma niuno meglio dei un morti può raccontare ciò che si trova là in mezzo, fra la vita e l’oltretomba dei morti viventi. Eppure i migliori peggiori criminali sono in giacca e cravatta e stanno lì a guardare lo specchio. Ma chi si nasconde nello specchio? Forse, chi è abituato al puzzo neusabondo dei morti che ma però usano costosi profumi griffati.