“Facciamo che io ero.”dicono i bambini. Mia moglie Rosa e nostra figlia Sofia

Sofia è nata piccola e aveva difficoltà di respirazione. Quando sua madre la partorì, per le difficoltà che aveva, rimase in ospedale

per tre mesi. Poi finalmente venne dimessa e così andai a predermela. Respirava bene, ma sembrava spaurita, timorosa e piccina.

Più delle altre bambine della sua età. I medici e il Primario in particolare mi rassicurarono, col passare dei gorni e dei mesi avrebbe

recuperato fisicamente. “Il parto è stato molto travagliato e la piccola ha dovuto lotttare e ha speso molte forze.” disse il Primario.

Quando il tempo è buono e c’è un bel sole la porto con me vicino al mare, perchè è un consiglio che mi ha raccomandato il dottore.

E così quando facciamo le passeggiate lungo la spiaggia spesso Sofia si addormenta sulla mia palla e così anche i suoi capelli neri.

Ma Sofia è ancora piccola per rendersi conto che sua madre non c’è più. Io ne ho coscienza e lei no, ma ci tiene insieme e ci unisce

l’amore e il dolore per Rosa, sua mamma. Era nell’estate di tre anni fa, notte di stelle, in cui insieme, decidemmo di desiderarla.

Fotografia di Edouard Boubat

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“Facciamo che io ero.”dicono i bambini. Mia moglie Rosa e nostra figlia Sofia

Umberto Di Cossa si sveglia durante la notte e in preda a un sogno…ricorrente e il cuore in tumulto, ansimando, grida: “Perchè mi fai morire? Forse perchè mi riporti in vita.” Eppure non ci conosciamo. Ma forse Umberto Di Cossa non comprende dove finisce il confine di un immagine aleatoria. O è la realtà manipolata su pezzi in costruzione, forse.

Umberto Di Cossa si sveglia durante la notte e in preda a un sogno…ricorrente e il cuore in tumulto, ansimando, grida: “Perchè mi fai morire? Forse perchè mi riporti in vita.” Eppure non ci conosciamo. Ma forse Umberto Di Cossa non comprende dove finisce il confine di un immagine aleatoria. O è la realtà manipolata su pezzi in costruzione, forse.

In estate, a cadere, i panni stesi si asciugano subito

Era lì sulla croce, il viso insanguinato, gli occhi chiusi e i capelli che per l’ineluttabile forza di gravità scendevano verso verso il basso coprendo le spalle. E la bocca arida. L’immagine del corpo che non può che portarci al Figlio. Questa volta però non si tratta di lui, perchè da un lato siamo prossimi alla natività e dall’altro la capacità annuale dopo la morte di ritornare in vità.Questa volta però non si tratta di lui ma di tante vite che una volta morte e in decomposizione non torneranno più in vita; eppure, erano in viaggio su mezzi di fortuna che però alla fine sono la corda dell’impiccato. In fondo ci sono meno fortunate di quelle anch’esse sfortunate. La parola bifronte separate da una … è un cestello della lavatrice buono per tutte le stagioni un po’ come confessarsi e ritornare a … peccare(o a vivere i giorni?) Certo, i panni in estate si asciugano subito. Ma anche questa in fondo è una fortuna.

In estate, a cadere, i panni stesi si asciugano subito

Scrivere e ascoltare musica, possibilmente senza capire le parole per non esserne influenzare l’icipit da cui si parte. E così lasciarsi andare alle onde sonore a smuovere le acque della memoria, dei ricordi, del presente e di domani tra il cielo, la terra e il sottosuolo della tua anima ghiacciata.

Scrivere e ascoltare musica, possibilmente senza capire le parole per non esserne influenzare l’icipit da cui si parte. E così lasciarsi andare alle onde sonore a smuovere le acque della memoria, dei ricordi, del presente e di domani tra il cielo, la terra e il sottosuolo della tua anima ghiacciata.

E nell’aria echeggia ancora la sottile risata di Amirelli

Oggi il mio oroscopo dice che sono un cretino perchè mostro di aver capito tutto; ma guarda te. Stamane poi, appena sveglio e con gli occhi assonati, allo specchio mi son detto, anche per il sogno che avevo fatto, che, probabilmente, non ho mai capito niente sia della vita che delle persone, anche quando ripetutamente avevo l’intero pianeta ai miei piedi per non dire delle mie tremila donne.

E a quel punto non importa capire perchè ora nell’aria echeggia ancora la sottile risata di Ambrogio Gregorio Romeo Amirelli.

E nell’aria echeggia ancora la sottile risata di Amirelli

Voi, ehi dico a voi, non mi conscete perchè siamo lontani e perchè non sto sui siti dei telefonini che tutti mettono le foto e tutte le cose che fanno, compreso quando vanno in bagno o le ragazze e le donne con i selfie sorridenti con le labrra a culo di gallina e sorridenti o con il musso di pucchiacca diretti al fidanzato, all’amante e alle amiche ed eventuali spettatori. Tutta questa tiritera per dirvi che quando scendo tra i vicoli e le strade e le piazze i miei maggiori e quasi unici interlecutori sono i cani. E non saprei dirvi se questo dipende dal fatto che una volta ero anch’io un cane. E avevo anche il classico nome che andava da Bobby, Black e Zanna Bianca che poi i denti si sono tutti cariati, forse per questo me la sono vista brutta. Il fatto è che quando cammino appena incontro un cane e di seguito gli altri mi fermo e ci parlo. Loro, naturalmente sulle prima sono sospettosi, poi dopo scodizolano, muovono la testa di qua e di là, si sdraiano su un fianco e accettano le carezze. Questa loro tenerezza mi commuove e trattengo emozione e empatia, però continuando nel discorso che divnta filosofico e poetico e dico:”Ma che ci campate a fare se continuate a fare una vita … non solo da cani, ma schifosa. Se fossi in voi, poichè siete cani allo sbaraglio, mi ammazzerei. Infatti, non fate altro che stare sempre dietro agli umani. Bene, no! anzi male, fate una vita voi di strada che è peggio dell’inferno e a dire il vero non saprei dirvi se l’inferno di Dante, di Dio o questo sulla faccia della terra degli uomini.”

Voi, ehi dico a voi, non mi conscete perchè siamo lontani e perchè non sto sui siti dei telefonini che tutti mettono le foto e tutte le cose che fanno, compreso quando vanno in bagno o le ragazze e le donne con i selfie sorridenti con le labrra a culo di gallina e sorridenti o con il musso di pucchiacca diretti al fidanzato, all’amante e alle amiche ed eventuali spettatori. Tutta questa tiritera per dirvi che quando scendo tra i vicoli e le strade e le piazze i miei maggiori e quasi unici interlecutori sono i cani. E non saprei dirvi se questo dipende dal fatto che una volta ero anch’io un cane. E avevo anche il classico nome che andava da Bobby, Black e Zanna Bianca che poi i denti si sono tutti cariati, forse per questo me la sono vista brutta. Il fatto è che quando cammino appena incontro un cane e di seguito gli altri mi fermo e ci parlo. Loro, naturalmente sulle prima sono sospettosi, poi dopo scodizolano, muovono la testa di qua e di là, si sdraiano su un fianco e accettano le carezze. Questa loro tenerezza mi commuove e trattengo emozione e empatia, però continuando nel discorso che divnta filosofico e poetico e dico:”Ma che ci campate a fare se continuate a fare una vita … non solo da cani, ma schifosa. Se fossi in voi, poichè siete cani allo sbaraglio, mi ammazzerei. Infatti, non fate altro che stare sempre dietro agli umani. Bene, no! anzi male, fate una vita voi di strada che è peggio dell’inferno e a dire il vero non saprei dirvi se l’inferno di Dante, di Dio o questo sulla faccia della terra degli uomini.”