“Facciamo che io ero.”dicono i bambini. Mia moglie Rosa e nostra figlia Sofia

Sofia è nata piccola e aveva difficoltà di respirazione. Quando sua madre la partorì, per le difficoltà che aveva, rimase in ospedale

per tre mesi. Poi finalmente venne dimessa e così andai a predermela. Respirava bene, ma sembrava spaurita, timorosa e piccina.

Più delle altre bambine della sua età. I medici e il Primario in particolare mi rassicurarono, col passare dei gorni e dei mesi avrebbe

recuperato fisicamente. “Il parto è stato molto travagliato e la piccola ha dovuto lotttare e ha speso molte forze.” disse il Primario.

Quando il tempo è buono e c’è un bel sole la porto con me vicino al mare, perchè è un consiglio che mi ha raccomandato il dottore.

E così quando facciamo le passeggiate lungo la spiaggia spesso Sofia si addormenta sulla mia palla e così anche i suoi capelli neri.

Ma Sofia è ancora piccola per rendersi conto che sua madre non c’è più. Io ne ho coscienza e lei no, ma ci tiene insieme e ci unisce

l’amore e il dolore per Rosa, sua mamma. Era nell’estate di tre anni fa, notte di stelle, in cui insieme, decidemmo di desiderarla.

Fotografia di Edouard Boubat

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