Il lavoro, la vita e il piacere di vivere che volge al peggio.

Il lavoro per piacere dovrebbe avere due caratteristiche ben precise, addirittura matematiche. La spontaneità di scelta, appena si entra nel mondo, sicurezza, bravura e piacere con cui si esercita. E questo fa si che non si risenta della fatica, eppure sapere che oltre un certo limite non bisogna andare: c’è la vita fatta d’altro che ci aspetta e invita a godersela, beninteso senza ostentazione, pacchianerie e buffonate. Dopo questa premessa per non dire panegirico, vorrei svolgere il lavoro di Dio … specialmente se Lui esiste davvero, prova del nove alla mano, tipo sbagliare fino a dieci, dopo di che ti mozzo le orecchie e le mani e pure altro, specie se tramite i furbacchioni, Egli è solo una Figura di Spavento e Rifugio. Poi succede che chi ha più armi al suo arco sa usare tutti gli strumenti materiali, intellettuali, culturali e dialettici per inchiodarti al mero destino: in fondo il destino di te e di lui se proprio tu. Quanti possono decidere il lavoro, la vita e il piacere di viverla, anche con poco, se da un lato quel poco è tolto e non essere presi in giro? C’è chi parla della vita come un dono. Benissimo, ma ogni vita ha i bisogni essenziali da soddisfare. Con lieve dignità. Ma per molti, che stranezza è poi questa, è estremamente difficile persino una vita fatta più che altro di sacrifici. C’è chi è sordo, cieco e nonostante abbia gran voce tace e se non tace fa parlare altro. La vita per alcuni, per certi bambini … è morte già .. nel grembo.

L’amore è un lavoro che non si sceglie.

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