Trent’anni non sono pochi per scrivere la propria auto biografia. Semmai sotto dettatura se uno è anaffabeto.

Stai scrivendo la tua autobiografia. Qual è la frase di apertura?

Mi piacerebbe scrivere la mia autobiografia, ma non è nelle mie possibilità. Eppure non sono nato cento anni fa quando per me e quelli come me andare a scuola era impossibile. Le nostre famiglie subito ci mettevano sott’o masto, il principale. A casa avevano bisogno che ognuno portasse na cosa ‘e sorde a casa o almeno si sfamasse da solo. Mettici poi le scarpe, i cazune e le maglie e i cazettielli che quei pochi erano bucati avanti e consumati dietro ai talloni. E così, oggi ho trent’anni. Sono stato anche dentro, ma adesso che sono fuori, giù al bigliardino di Antonietta ho giocato a carte e ho detto a Nello se mi scrivere la mia vita che lui lo sa che non so scrivere nè leggere. Gli ho detto che io parlo e lui scrive. Lui mi ha detto che a trent’anni è un po’ presto per scrivere un’autobiografia. Ho detto a Nello che se non si offende sono pure disposto a darci na cosa di soldi, ma lui ha detto di no che lui non vuole proprio niente, semmai di prendiamo un caffe, una coca cola o un gelato di sfizio. Nello ha pensato che trent’anni sono poco per una storia autobiografica. Allora gli ho detto che ho un sacco di cose da raccontare di me e di tutta la mia famiglia e di altra gente del palazzo e del quartiere. E poi gli ho detto anche che pure se adesso mi tengo chella guagliona di Titina sposata al mio amico Tonino che è bella e tiene nu culo accussì. Ma c’è un’altra cosa che mi fa desiderare di scrive la mia vita e non solo: penso proprio che morirò ampresso.

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Trent’anni non sono pochi per scrivere la propria auto biografia. Semmai sotto dettatura se uno è anaffabeto.

Il lavoro, la vita e il piacere di vivere che volge al peggio.

Il lavoro per piacere dovrebbe avere due caratteristiche ben precise, addirittura matematiche. La spontaneità di scelta, appena si entra nel mondo, sicurezza, bravura e piacere con cui si esercita. E questo fa si che non si risenta della fatica, eppure sapere che oltre un certo limite non bisogna andare: c’è la vita fatta d’altro che ci aspetta e invita a godersela, beninteso senza ostentazione, pacchianerie e buffonate. Dopo questa premessa per non dire panegirico, vorrei svolgere il lavoro di Dio … specialmente se Lui esiste davvero, prova del nove alla mano, tipo sbagliare fino a dieci, dopo di che ti mozzo le orecchie e le mani e pure altro, specie se tramite i furbacchioni, Egli è solo una Figura di Spavento e Rifugio. Poi succede che chi ha più armi al suo arco sa usare tutti gli strumenti materiali, intellettuali, culturali e dialettici per inchiodarti al mero destino: in fondo il destino di te e di lui se proprio tu. Quanti possono decidere il lavoro, la vita e il piacere di viverla, anche con poco, se da un lato quel poco è tolto e non essere presi in giro? C’è chi parla della vita come un dono. Benissimo, ma ogni vita ha i bisogni essenziali da soddisfare. Con lieve dignità. Ma per molti, che stranezza è poi questa, è estremamente difficile persino una vita fatta più che altro di sacrifici. C’è chi è sordo, cieco e nonostante abbia gran voce tace e se non tace fa parlare altro. La vita per alcuni, per certi bambini … è morte già .. nel grembo.

L’amore è un lavoro che non si sceglie.

Il lavoro, la vita e il piacere di vivere che volge al peggio.

Se ci fosse una biografia su di te, quale sarebbe il titolo?

Transit il grande, anzi l’immenso, l’insuperabile, l’ineguagliabile, cioè come a dire che abbiamo avuto Leonardo Da Vinci, perciò nessuno può o potrà mai superare. Così l’ineguagliabile Transit. Figuratevi, una volta come modello supremo avevo senza dubbio e oltre che senza se e senza soltanto Nostro Signore Iddio. Poi, evidentemente, chiaramente, ho superato anche Lui. E poi non dimenticate la famosa espressione latina, Sic Transit gloria mundi. E che il Signore durante il cammino quotidiano mi fa trovare su bocche altrui, evidentemente per lavorami ai fianchi e per dire: “Guagliò è inutile ca t’illudi.” E giù con, Sic Transit gloria mundi, ovvero: “Guagliò, a lusinga fa bene alla salute, ma tu nun sei nisciuno e presto -, infatti il tempo passa in fretta per voi umani -, prima, rassegnati, morirai, poi ti metteranno sotto terra e poi -, nun te scurdà -, polveri eri e polveri tornerai.” Semmai appicciato.

Tu e la materia: toccala, perchè un giorno sarai solo polvere nelle strade e nei campi, nei cimiteri e nelle teche.

Se ci fosse una biografia su di te, quale sarebbe il titolo?

Raccontaci del tuo paio di scarpe preferite e di dove ti hanno portato.

Le mie scarpe volevano girare il mondo, ma erano tutte scamazzate, anche perchè, quelle erano di pezza. E per quanto consumate e scolorite perchè bagnate nell’acqua della pioggia e correndo e schivando rischi e pericoli si tuffavano nelle nere pozzanghere. C’erano le volte in cui anche se tutte scalcagnate dai buchi che avevano sopra e sotto mi sorridevano e mi facevano superare i dispiaceri la rabbia e la malinconia. Volevo molto bene a quelle mie scarpe. Certo, sopra c’erano le macchie d’olio della frittatina d’uova che vi colarono sopra. E quando mancava la merenda le odoravo e immaginavo di dare ancora altri morsi. E non ne avevo altre e mi ci ero affezionato molto, perchè evidentemente anche loro mi volevano bene. Sapete, volevo molto bene a quel paio di scarpe perchè stavamo sempre insieme come la cagnolina Nannarella. E vederle ogni giorno più malridotte mi dispiaceva assai, assai. E qualche volta di nascosto da loro piangevo e poi si metteva anche Nannarella che si faceva stretta a me e mi coccolava. Eravamo un trio bene assortito noi pure se c’era da ridere. La sera, di nascosto, lo avevo visto fare a nonna Vincenza che ormai non aveva più denti, ma questa è un’altra storia, le mettevo sotto il cuscino o ciò che una vecchia mezza coperta sembrava. E sognavo. Insieme era scritto nelle stelle, anche se non so nè scrivere nè leggere, avremmo ancora da camminare le per strade delle periferie.

Un paio di scarpe, anche se non sono griffate, nel bene e nel male, hanno sempre un anima.



Raccontaci del tuo paio di scarpe preferite e di dove ti hanno portato.

Se avessi il potere di cambiare una legge, quale sarebbe e perché?

Certo, sarebbe quella del cuore. Non è stata scritta in nessuna costituzione, eppure, per quanto invisibile, imperversa sia come furia del vento che un soffio d’alito tra le foglie come un cavallo allo stato brado come i baci non di circostanza che infiammano il cuore come l’artista incarcerata dalla bramosia creativa come la barca squassata dalle onde del mare e della galassia come anima di notte. La legge del cuore esonda e terremota. Chi gli da tanto potere e perchè? Ha forse un progetto segreto? Illumina il cuore in gabbia? Perchè tanta libertà nell’oscurità cellulare? L’amore è così mediocre o grandissimo da superare le montagne, il ghiaccio e il gelo? Imprigionatelo, arrogante e persuasivo e feroce com’è. Mettetelo ai ceppi e se piange non prestategli fede. Lui sa come adulare.

Il cuore è un approfittatore che va messo ai ceppi in quanto pagliaccio ride e piange. E inganna.

Se avessi il potere di cambiare una legge, quale sarebbe e perché?

Scrivi della casa dei tuoi sogni.

Quando entri in una casa, o anche se hai la fortuna fartela costruire, perchè sotto le mattonelle del pavimento avevi nascosto il tuo tesoro o quello di famiglia, o che hai trovato come un antica preziosa reliquia e pensi che l’hai trovata, fisicamente vedi proprio la tua anima che notoriamente rimane invisibile. Quella casa è la tua anima. Le altre sono dozzinali come ciò che compri al mercato.

Una casa, piuttosto che un vestito liso, consumato e smesso, è la tua anima affacciata di luce.


Scrivi della casa dei tuoi sogni.

Hai delle notizie straordinarie, incredibili e fantastiche. Qual è la prima cosa che fai?

Vado prima dal notaio e senza perdere tempo alla S.I.A.E. Dopodiché, con comodo, mi spaparanzo al sole. E se schizzichea, pioviggina, vado alle terme. Da notizie straordinarie, incredibili e fantastiche nascono poesie, romanzi, racconti e canzoni indimenticabili e senza tempo.

La fortuna è un treno composto di una carrozza di parole asciutte.

Hai delle notizie straordinarie, incredibili e fantastiche. Qual è la prima cosa che fai?

L’invenzione più importante della tua vita è…

La più eccezionale e bella invenzione è cullarvi nei vostri cuori.
E la luce emergerà.

Mi spiace, ma non posso e non per cattiveria ma non posso. E ne ho più d’una, poi c’è quella cui tengo in maniera molto. No, non posso. Anche voi tutti che mi avete posto la domanda sappiate il perchè mi sottraggo a svelare il mio segreto. Sono tempi di lupi sia animali, in minima parte che umani che lupi animali, ferocissimi, per cui appena spiattellassi la mia incredibile invenzione me la ruberebbero più con le cattive che le buone. Capisco il danno enorme che il mio negarmi reca all’intera umanità, ma prometto che rivelerò tutto a tempo debito. E non disperate. E’ anche nel vostro interesse. Abbiate pazienza e cullatevi ameno nei cuori.

L’invenzione più importante della tua vita è…

Descrivi la tua giornata perfetta dall’inizio alla fine.

I dadini di zucchero che vanno sul fondo del bicchiere come se nevicasse.

Se sono ancora in vita e con tutte le traversie che viviamo, ho fame: terribilmente fame. Se è per questo anche prima, quando stavo nella pancia di mamma avevo capito che le cose stavano così e così e, mi scocciavo di mettere la testa fuori, poi don Vincenza la mammana mi ha detto: ‘O scè, jesce a lloco dinto, o si no ti tiro per i capelli da dentro la rareca.” Ma però io non esagero mai quando ho qualcosa da mangiare.Se succede che mi sveglio fra le quattro e le cinque della notte, faccio pipì, mi sciacquo le mani, apro il mobile in alto della cucina e prendo dei biscotti, poi un bicchiere di latte freddo, la marmellata, la spalmo e così aummete aummete mangio. Oppure rubo (o compro?) i biscotti bucaneve vado a casa mi chiudo dentro e solo solo spugno i biscotti in una ciotola con l’acqua. E mentre li bagno vedo piccole briciole e dadini di zucchero che vanno sul fondo come se nevicasse.Prima però mangio anche una mela annurca anche perchè si dà ai bambini e agli ammalati la mela annurca, ma però anche a quelli in salute la mela annurca. Poi mi stendo sul divano e mi metto a leggere, anzi a vedere le figure. Dopo aver comprato qualche e book sul kindle, ritorno in bagno per radermi(minimo ogni due giorni in modo che la barba cresca fore), mi lavo e via.In macchina ascolto musica su Virgin Radio per darmi un tono rock, dopo mi svesto(non in mezzo alla strada mentre corro in auto con gli occhi puntati sul telefonico: mi fa impressione schiantarmi contro un palo, un muro, un auto o il bisonte feroce di un tir) e metto la tuta. Il pomeriggio mi metto a pensare a come cavare almeno un ragno dal buco. Che poi rimango incantato quando vedo i ragni costruire la tela e mi viene da pensare che loro sono ingegneri già prima che la loro mamma li metta al mondo.Intanto si fa sera e a quel punto mi metto a guardare le stelle. Una volta a letto prima di prender sonno faccio un riassunto di tutte le persone che ho incontrato, salutate e intraviste. Poi bussano mi danno la buonanotte e mi chiudono a chiave. Non ho capito ancora perchè, anche se una volta ho sentito dire che è meglio chiudermi dentro perchè il mondo è immenso e mi perderei nelle sue strade brulicanti e solitarie strade.

Descrivi la tua giornata perfetta dall’inizio alla fine.

Quali sono i tuoi sport preferiti da guardare e giocare?

Il gioco è la manutenzione del giardinaggio umano.

Fin da bambino volevo giocare perchè attraverso il gioco con i miei amici del vicolo vivevamo la vita contro le mancanze e le costrizioni. Se a casa tua manca il sole e il cielo e altro esci e mettiti a giocare. Noi uscivamo e giocavamo con tutta la vita. Dopo devi continuare a giocare altrimenti la vita si è stutata e da adulto sei tutto stazzonato non solo nei vestiti ma nel cuore e la pelle diventa come quella dei coccodrilli: dura. Nel gioco si vede se sei generoso non solo nei più bravi ma anche le riserve fanno le rughe anche se giovanissimi. C’erano due riserve che erano alquanto scarse però si portavano le merende in mano. A quel punto facevo entrare prima uno e poi l’altro. Loro erano contentissimi di entrare in campo ma prima li lusingavo dicendo che con loro vincevamo. Sergio Combo e Ciccio Nardo mi consegnavano le loro marenne una con il filoscio e l’altra con sasicce e friarielli. Così a quel punto io ero ancora più felice, anche se perdevamo la partita. Spesso è così per tutta la vita; si entra, si esce, si perde.

Giochi, osservi giocare e se hai fortuna, mangi pure.

Quali sono i tuoi sport preferiti da guardare e giocare?