Lei lo sa
come
anche lui:
i pensieri
e le mani
hanno
la stessa
ansia,
desiderio
e velocità
a sfiorarsi.
I pensieri
e le mani
enunciano
sguardi
perduti.
Lei lo sa
come
anche lui:
i pensieri
e le mani
hanno
la stessa
ansia,
desiderio
e velocità
a sfiorarsi.
I pensieri
e le mani
enunciano
sguardi
perduti.
Ti amai e volevo amarti
un giorno ci ricontrammo
e mi parlasti della Sala
del Regno e di Dio.
In verità eri tu e non loro
e tantomeno Dio, (il tuo?)
a interessarmi.
Volevo te e, senza nessun
ricatto nè compravendita.
Spesso si scrive e si parla della colpa. Ne sfoderiamo una in generale e l’altra nel caso spcifico. La colpa sembra una bacchetta magica che scava scava poi non porta a niente. Una sorta di … E così tutto rimane sospeso, al massimo un richiamo, un allegerimento. Ma si parla di colpa senza andare alla radice. Radice? Colpa e radice, un’appccoppiata vincente. Almeno così appare e si presenta. O forse, altra perla, la colpa è della gente. Ma di che gente parli e di chi? anche perchè di gente ce ne a milioni e a miliardi. Ma siamo messi male? Basta guardarsi intorno. E andare più in là del proprio naso, semmai rifatto, per megliorarsi. In questo caso parliamo di estetica e non di funzionalità. Ma questo è un’altro discorso. Ovvero, fatti e non parole. Dicevamo che basta girarsi e … guastarsi senza vedere il principio. Che catastrife! Davvero? Come al solito parliamo se quel che diciamo è un parlare. E più parliamo e più ci nascondiamo. Nel regno di nessun luogo pur restandone avvinghiati, in chiodati … alla radice. Forse dovremmo stanarci come fanno gli animali tra loro. E cavare il ragno dal buco con uno stratagemme o pane al pane e vino al vino. E senza peli sullo stomaco e sulla lingua, per dirne una, tanto più che di peli si parla. Impossibile… stanarci.
Siamo ciò che siamo.
Siamo lo stomaco che ci divora, che ci arma, che ci spinge, che vuole essere riempito. A tempo.
Come una fossa.
Siamo nudi e, intelligentemente, ricoperti. E ciò ci rende immuni. L’apparenza pretende la sua parte.
Sono loro, dicansi parole,
che si fanno avanti e via.
Loro che soffrono guerre
tensioni catene e intrecci:
in rovina, il mondo intero.
E parole senza piu respiro.
Le andrò d’appresso
e senza far rumore
e con le ali dell’anima
e delle mie braccia
le cingerò la vita
e a suggello le nostre
labbra avida la vita.
Il sangue della poesia
è un estimo
una zampa d’oca
un filatoio
le ombre del cuore
l’amarezza
mischiata al miele
le vie che si biforcano
le foto immaginarie
i baci ancora sui binari
ogni poesia sanguina
pur mostrandosi
linfatica apparenza.
Scrivere è seduzione. Parlare bene fa parte della seduzione. Se così non fosse, come mai tente coppie che cominciano la serata a cena finiscono a letto?
Stephen King On writing
Sergio, per il fatto che l’amava molto, ma non solo, le diceva:”Sta’attient’, nun frequentà cierta gente”. Tilde, per quanto lo ascoltasse, poi dopo passava appresso. E iniziava a parlare che ormai fra loro era finita. La vita è una bilancia che spesso pende più da un lato. Forse lui aveva ragione, ma Tilde con quella gente aveva a che farci. In particolare con Emanule Federici. Sapeva e lo capiva benissimo che lui riusciva a tenerla legata almeno per tre cose. Il bisogno è come una montagna e il mare stesso. Bisogni che la facevano soffrire. Federico l’amava. Però, lui riusciva a mantenerla, non solo econimocamente. Procura attrvarso traffici e conoscenza Sorella ParadisoInferno. Chiamavano così i loro viaggi andata e ritorno.
Al momento potevano sentirsi fortunati, ma con gli strattoni della vita non si è sicuri di salvare la pelle.
Oh, l’allegria orgiastatica dei sassi,
figuratevi dei sassolini e dei morti.
Ma è possibile tale trasfigurazione?
Vedi, essi sono nella botte di ferro.
Prova a chiamarli. Senti? Tacciono.
Prova a rianimarli. Toh. Sono inerti.
Prova. Invitali sullo stesso terreno.
Sicuro, non rideranno per rispetto.
Vedi?Confermeranno la loro legge.
Guardare un replicante da un lato
e poi il vuoto dall’altro è più facile.
Le sfumature escono fuori specie
quando nell’attardo si rimane soli.