Le mie, così come le tue occasioni, noi che non ci conosciamo in nulla, ma per un puntuale comando misterioso, le abbiamo lasciate andar via come le onde che si susseguono. “Ma chi è costui”, chiede il silente uditorio. Il cuore, s’intende: colui che conosce i sorgivi moti dei sorrisi e dell’oscurità i segreti, le pieghe, i risvolti.

Le mie, così come le tue occasioni, noi che non ci conosciamo in nulla, ma per un puntuale comando misterioso, le abbiamo lasciate andar via come le onde che si susseguono. “Ma chi è costui”, chiede il silente uditorio. Il cuore, s’intende: colui che conosce i sorgivi moti dei sorrisi e dell’oscurità i segreti, le pieghe, i risvolti.

Dilegua il fantasma di noi; quale amore che di baci e carezze scese agli inferi, così casta e pura la pietra preziosa, ondeggia foglia cadente tra l’alba e il tramonto.

Ci sedemmo tardi
sull’uscio dei nostri
inciampi
e presto
ce ne andammo
in noi
come astri
giornalieri
resi invisibili
dall’occhio
del sole.

Dilegua il fantasma di noi; quale amore che di baci e carezze scese agli inferi, così casta e pura la pietra preziosa, ondeggia foglia cadente tra l’alba e il tramonto.

Spisso na matina malinconica è na canzona. Po’ se sape ca ‘a ncoppa ‘a scesa scenne ‘o sole. E comme nu criaturo se rucelea pe dint’ e viche. E pure ‘e mure umide s’allereano. E spontane è margheretelle purtate d’o ventariello ca accarezze ‘e faccelle d’e caruse cu ‘e vocche scugnate comme vicchiarielle chin”e vita.

Spisso na matina malinconica è na canzona. Po’ se sape ca ‘a ncoppa ‘a scesa scenne ‘o sole. E comme nu criaturo se rucelea pe dint’ e viche. E pure ‘e mure umide s’allereano. E spontane è margheretelle purtate d’o ventariello ca accarezze ‘e faccelle d’e caruse cu ‘e vocche scugnate comme vicchiarielle chin”e vita.

Il bacio è na cerasa che sul limitare delle labbra e l’aderenza alla lingua soave rientra nei sogni belli. Baci composti di voli e archi carnali, assetati ‘a sciogliere ‘o sangue a fronte anche solo col pensiero i mesi e i giorni trattenendo a distanza il desiderio ca pure san Gennarino ride, e dice: “Pure si nun ce cridite, nu vaso scioglie ‘o sanghe dint”e vvene.” E scenne ‘o ncielo nterra semmenato ‘e resate ll’umanità ca se ne gghiuta pe nu sciuscio, na fesserie ‘e cafè. Ma per furtuna nosta s’accummence addò è fernuta: dduje uocchie ‘e luce, ‘a vocca toja, na vrancata ‘e cerase comme i baci d’a natura ca te puorte p”a città sott”a gonna sapenno ca ll’uommene te guardano. Ma so’ ‘e penziero tuje ca corrono cchiù nfunno d’o cielo.

8 incredibili ritratti in Bianco e Nero per ispirare i tuoi scatti
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Roberto Girardi

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Le parole danzano nell’aria e hanno sorrisi come onde di mare gioiose. E molto volte, troppe volte, accadono nella polvere e nel fango delle rovine che il cuore rubato se ne dispera di ogni calcolo. A monte e a valle, nel sottobosco, rovine alle catene di nessuna geografia accumuna.

57-henri-matisse-giovane-ragazza-alla-finestra-1921 | ROBERTO BRUMAT
Henri Matisse

Le parole danzano nell’aria e hanno sorrisi come onde di mare gioiose. E molto volte, troppe volte, accadono nella polvere e nel fango delle rovine che il cuore rubato se ne dispera di ogni calcolo. A monte e a valle, nel sottobosco, rovine alle catene di nessuna geografia accumuna.

Nella tempesta sapremo sempre chi siamo. Cadranno i veli e le parole verranno allo scoperte. Eppure nessuno le pronuncerà. E gli angeli custodi di cui ti circondavi con la preghiera risulteranno altrove, a difendere nessuno. La realtà fugge, di nascosto, come tesoro inespugnabile. E temibile, la sconcia verità. Così come i capelli neri, illuminano la notte.

24 Statue che Sembrano Vere | Roba da Donne

Benjamin Victor

Nella tempesta sapremo sempre chi siamo. Cadranno i veli e le parole verranno allo scoperte. Eppure nessuno le pronuncerà. E gli angeli custodi di cui ti circondavi con la preghiera risulteranno altrove, a difendere nessuno. La realtà fugge, di nascosto, come tesoro inespugnabile. E temibile, la sconcia verità. Così come i capelli neri, illuminano la notte.

Tempi statici, di ritorno, di oggi e di mai. Stamattina, più o meno verso le 11,30, uscendo dal pescivendolo, ho attraversato la strada e dall’altro lato, sul marciapiedi, c’era un uomo più giovane che anziano e, malmesso fisicamente. Ma anche obeso e gambe come tronchi d’alberi e fasciate da calze elastiche. Camminava a fatica, e sbraitava con rabbia al telefonino con sua madre. Se la prendeva con lei e con tutti i santi. E poi, ripetutamente, in dialetto più d’una volta ha detto: “Padre di Dio toglimi a chesta cessa d’a vita mia. Nun ‘a supporto cchiù.” In verità, a colpirmi, non è stato la richiesta a Dio di far crepare la ex cara madre, ma il fatto, se così si può dire, che Dio ha un padre. Non ci avevo mai pensato che Dio avesse anch’egli un padre. E questo mi ha stupito moltissimo: non riuscivo a crederci. Dio ha un padre? Dio Santo, mò ce vò. Ma allora ha anche una madre? E chi sono costoro? Addò stanno, ca vanno facenno tutt’a jurnata di sicuro piena di luce che a un certo punto nun se ne po’ cchiù. A chillu punto si desidera ll’oscurità comme ‘o ppane. Già di per sè Dio è latitante da un mucchio di millenni, diciamo dalla creazione, figurarsi mammà e papà, cioè ‘e genitori originali di Dio. Ma Dio va a trovarli o sta appiccicato per qualche motivo che non sappiamo? E si badi, l’uomo non si riferiva a Gesù, perchè avrebbe inveito citando il nome di Gesù e quello di suo padre, cioè per nome … Dio (cavolo, a pensarci Dio non ha un cognome. Forse perchè avrebbe significato che aveva a sua volta un padre e che in giro potevano starci altri Dii … e quindi anche altre Dio femmine e che anche tra gli Dii e le Die c’erano delle storie e quindi delle pretendenti … e altri incroci?)

Tempi statici, di ritorno, di oggi e di mai. Stamattina, più o meno verso le 11,30, uscendo dal pescivendolo, ho attraversato la strada e dall’altro lato, sul marciapiedi, c’era un uomo più giovane che anziano e, malmesso fisicamente. Ma anche obeso e gambe come tronchi d’alberi e fasciate da calze elastiche. Camminava a fatica, e sbraitava con rabbia al telefonino con sua madre. Se la prendeva con lei e con tutti i santi. E poi, ripetutamente, in dialetto più d’una volta ha detto: “Padre di Dio toglimi a chesta cessa d’a vita mia. Nun ‘a supporto cchiù.” In verità, a colpirmi, non è stato la richiesta a Dio di far crepare la ex cara madre, ma il fatto, se così si può dire, che Dio ha un padre. Non ci avevo mai pensato che Dio avesse anch’egli un padre. E questo mi ha stupito moltissimo: non riuscivo a crederci. Dio ha un padre? Dio Santo, mò ce vò. Ma allora ha anche una madre? E chi sono costoro? Addò stanno, ca vanno facenno tutt’a jurnata di sicuro piena di luce che a un certo punto nun se ne po’ cchiù. A chillu punto si desidera ll’oscurità comme ‘o ppane. Già di per sè Dio è latitante da un mucchio di millenni, diciamo dalla creazione, figurarsi mammà e papà, cioè ‘e genitori originali di Dio. Ma Dio va a trovarli o sta appiccicato per qualche motivo che non sappiamo? E si badi, l’uomo non si riferiva a Gesù, perchè avrebbe inveito citando il nome di Gesù e quello di suo padre, cioè per nome … Dio (cavolo, a pensarci Dio non ha un cognome. Forse perchè avrebbe significato che aveva a sua volta un padre e che in giro potevano starci altri Dii … e quindi anche altre Dio femmine e che anche tra gli Dii e le Die c’erano delle storie e quindi delle pretendenti … e altri incroci?)