‘E vasule, ‘e pprete, ll’ombre e ll’uosemo. Nuje simme luce e ombra e a vita scorre. Te ne fuje però ‘o penziero corre sempe ccà. ‘E comme nu chiuove ‘e diece dint’o core. ‘O fatto curioso è ca nun iesce ‘o sango. E’ na cosa ca nun se vede mai cchiù.

Caravaggio e i quadri della sua vita

Risultato immagini per quadri di napoli di ieri e di oggi"Risultato immagini per quadri di napoli di ieri e di oggiRisultato immagini per quadri di napoli di ieri e di oggi"

‘E vasule, ‘e pprete, ll’ombre e ll’uosemo. Nuje simme luce e ombra e a vita scorre. Te ne fuje però ‘o penziero corre sempe ccà. ‘E comme nu chiuove ‘e diece dint’o core. ‘O fatto curioso è ca nun iesce ‘o sango. E’ na cosa ca nun se vede mai cchiù.

“Andiamo lontano amore mio”. hai detto. E poco dopo hai aggiunto:” Mio marito ci insegue con il suo galeone Viva la morte”. Meglio Matilde, giovane, bella e vedova, ho pensato ma non l’ho detto. “Ciao!” ho urlato e contrito mi son tuffato nell’addio.

“Andiamo lontano amore mio”. hai detto. E poco dopo hai aggiunto:” Mio marito ci insegue con il suo galeone Viva la morte”. Meglio Matilde, giovane, bella e vedova, ho pensato ma non l’ho detto. “Ciao!” ho urlato e contrito mi son tuffato nell’addio.

Più non voglio pensarti e più corro da te. E così ogni cosa non fa che allontanarci e non vedo l’ora di aprire la porta … e, porca miseria … Fernando, scusate la domanda retorica e direi cretina, ma cosa ci fa qui Fernando? In ufficio ti sei dato ammalato. Certo, la mia cara Nina ti ha guarito. Ma anche la tua Rosa fa miracoli.

Più non voglio pensarti e più corro da te. E così ogni cosa non fa che allontanarci e non vedo l’ora di aprire la porta … e, porca miseria … Fernando, scusate la domanda retorica e direi cretina, ma cosa ci fa qui Fernando? In ufficio ti sei dato ammalato. Certo, la mia cara Nina ti ha guarito. Ma anche la tua Rosa fa miracoli.

Sia in mare che sulla terra ferma siamo barche. Oscillazione e movimento sono le condizioni precarie dell’intera umanità. E nel nido segreto dell’amore ? Lì, lo siamo ancor più. Tutte le coordinata risultano evanescenti come i colori di una storia d’amore che mutano di ora in ora.

 Ezelino Briante ( Napoli 1901 - Roma 1972 ) Faraglioni a CapriPistilli Ulrico

Sia in mare che sulla terra ferma siamo barche. Oscillazione e movimento sono le condizioni precarie dell’intera umanità. E nel nido segreto dell’amore ? Lì, lo siamo ancor più. Tutte le coordinata risultano evanescenti come i colori di una storia d’amore che mutano di ora in ora.

Iacopo se ne uscito con un’altra delle sue e ha detto: “Ho sviluppato una teoria sugli aggiusti del corpo umano. S’intitola Le cinque possibilità. In verità erano solo quattro e mi pareva brutto non allargare a cinque. Però, c’è un signore … che dovrebbe collaborare, ma continua fare orecchie da mercante. Poi dopo diventa una specie di Libero arbitrio, però c’è il rischio di fare degli aggiusti sbagliati o non mirati per inesperienza e foga e non in maniera intelligente, cioè definitiva. La teoria delle Cinque Possibilità non danneggia assolutamente nè famigliari, parenti stretti o larghi, né amici e conoscenti. Il peggior nemico si annida dentro ognuno di noi. E’ un vero peccato utilizzare male le Cinque Possibilità. E c’è il rischio anche di dimostrare che siamo davvero cretini. Guardate cosa stiamo cominando alla terra ma ugualmente non retrocediamo e non cambiamo il modo di produrre, vivere e rispettare la natura. E per natura intendo tutto, esclusol’essere umano. Ecco, adesso dovrei finalmente esporre la mia teoria, ma devo prima depositarla all’ufficio brevetti. Personalmente non voglio guadagnarci niente, anzi, nel caso si ricavasse qualcosa, deve essere impiegato per riverniciare il cielo. Ecco”.

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Iacopo se ne uscito con un’altra delle sue e ha detto: “Ho sviluppato una teoria sugli aggiusti del corpo umano. S’intitola Le cinque possibilità. In verità erano solo quattro e mi pareva brutto non allargare a cinque. Però, c’è un signore … che dovrebbe collaborare, ma continua fare orecchie da mercante. Poi dopo diventa una specie di Libero arbitrio, però c’è il rischio di fare degli aggiusti sbagliati o non mirati per inesperienza e foga e non in maniera intelligente, cioè definitiva. La teoria delle Cinque Possibilità non danneggia assolutamente nè famigliari, parenti stretti o larghi, né amici e conoscenti. Il peggior nemico si annida dentro ognuno di noi. E’ un vero peccato utilizzare male le Cinque Possibilità. E c’è il rischio anche di dimostrare che siamo davvero cretini. Guardate cosa stiamo cominando alla terra ma ugualmente non retrocediamo e non cambiamo il modo di produrre, vivere e rispettare la natura. E per natura intendo tutto, esclusol’essere umano. Ecco, adesso dovrei finalmente esporre la mia teoria, ma devo prima depositarla all’ufficio brevetti. Personalmente non voglio guadagnarci niente, anzi, nel caso si ricavasse qualcosa, deve essere impiegato per riverniciare il cielo. Ecco”.

Aiere, quanno penzave ammore liggive ‘o libbro d’o core. E isso te diceva si ‘o bene era fernuto. Mo ‘a verità e stu telefonino. E isso te dice ca ‘e pparole vanno nzieme ‘e selfie. Eppure ‘a verità s’annasconne comme a scansare fotografie mai fatte.

Artist  Franz Dvorak    14 November 1862, Přelouč - 7 June 1927, Pragueuna donna elegantemente immersa nella letturaCaffè Albania

Aiere, quanno penzave ammore liggive ‘o libbro d’o core. E isso te diceva si ‘o bene era fernuto. Mo ‘a verità e stu telefonino. E isso te dice ca ‘e pparole vanno nzieme ‘e selfie. Eppure ‘a verità s’annasconne comme a scansare fotografie mai fatte.

Ogni immagine, reale o creativa, è autobiografia. Siamo composti (per questo dopo la morte sfumiamo, spariamo, di tante immagini che si fissano e si sovrappongono. Poi ne scegliamo qualcuna come il pittore i colori come il poeta le parole e le frasi come gli amanti le passioni del corpo. Mi ricordo (e non mi ricordo perché successive o precedenti o in una sorta di lembo senza età)l’autobiografia dell’immagine delle due barche rosse o forse i nostri baci alla loro presenza. Dissero che erano null’altro che un quadro di Monet, io invece pensavo che c’è sempre lo zampino del frutto della fantasia. Anche quandosi presenta sfacciatamente reale come quando il desiderio pur restando lontani ci fa prendere per mano.

Claude Monet

La mia prima autobiografia l’ho scritta alla mia maniera, farfugliando, dislessico e tutto quanto, compreso lentezza e ritardo e il chiudersi a riccio senza essere un riccio né di terra né di mare.

Ma tutti vedono che da ambo i lati non sei un riccio dal momento che non hai gli aculei e diventi una palla perché ti sei chiuso, mò ce vo’, ti sei chiuso a riccio.

Infatti, all’oratorio sedevo quasi sulla linea di bordo campo e guardavo, in silenzio, gli altri ragazzi che correvano dietro al pallone e il pallone, con quella sua forza irresistibile di cranio pelato o fatto di pezzi di stracci, pareva fosse il pifferaio, il piffero e il suono allegretto.

E perciò tutti i ragazzi dietro al pallone pifferaio che suonava come se fosse tutto una festa senza chiedersi che ora è che quando giochiamo non ci accorgiamo di come passa il tempo e continuando a chiederci niente di niente un po’ come la cicala e la formica.

No! la formica no!) o Lucignolo e Pinocchio che questo nome Pinocchio non lo conoscevo perché mamma non mi leggeva il libro che dentro ci stava Pinocchio e che Pinocchio che correre dietro alle fantasticherie, lui e Lucignolo crescevano che poi non conseguivano né la licenza elementare, né media inferiore né il diploma delle scuole superiori che il pezzo di carta serve, eccome, ma quando la gatta non arriva a prendere il lardo dice che puzza, il lardo.

Che se metti un poco di lardo tagliuzzato e fatto soffriggere e ci butti i fagioli e poi la pasta mischiata, sicuro che è un primo piatto povero, però saporito

Il fatto è che, senza che lo volessi, il progetto dell’autobiografia iniziò molto presto e spesso a mia insaputa.In certe cose l’età conta e non conta. Anche se l’autobiografia mi hanno detto che si scrive quasi quando uno sta sul letto di morte con un bel po’ di anni sul groppone. Però a quel tempo, anche se l’acqua era poca e la papera non galleggiava, ma ero all’oscuro di questo fatto della papera e dell’acqua, che l’acqua è un elemento importante in natura perché quando l’acqua è poca succedono le guerre che fanno i morti, i feriti e i reduci che sono talmente reduci che hanno tutti il cervello che non si capisce dove sta.

Mi ricordo che ero così piccolo che anche un cane come Giggione sfotteva facendomi  cadere col culo per terra. Comunque, nonostante Giggione e tutto quanto, la prima autobiografia l’ho scritta che avevo quattro anni. So bene che non mi credete, perché anch’io non so proprio come ho fatto tra i tre e i quattro anni, a scrivere la mia autobiografia redatta e autorizzata da me stesso.

A volte, anzi spesso, per il fatto dell’autobiografia, mi guardavo allo specchio e dicevo: – Boh! -, nel senso anche di meraviglia e paura; insomma, una cosa da spaventarmi a morte.

Da farmi fare dei passi indietro, così su due piedi al passato. Però, dicevo, a volte lo faccio per generosità verso me stesso. Il mondo, gli uomini hanno la mano tirata e allora, l’abbondanza ce la faccio da me. Anche se  io verso me stesso non sono molto generoso. Si, a volte quando penso a certe nuvole che dopo la pioggia sorridevano, le chiamavo per nome, come le donne che conoscevo man mano nel tempo. Che strano, mi dicevo. Che strano che Mi ricordo non parla mai del presente, qui e ora, e, del futuro che il futuro è la finestra sull’avvenire.

Certo, sembra una cosa logica. E come per magia compaiono e immagini che poi volano.

 

Ogni immagine, reale o creativa, è autobiografia. Siamo composti (per questo dopo la morte sfumiamo, spariamo, di tante immagini che si fissano e si sovrappongono. Poi ne scegliamo qualcuna come il pittore i colori come il poeta le parole e le frasi come gli amanti le passioni del corpo. Mi ricordo (e non mi ricordo perché successive o precedenti o in una sorta di lembo senza età)l’autobiografia dell’immagine delle due barche rosse o forse i nostri baci alla loro presenza. Dissero che erano null’altro che un quadro di Monet, io invece pensavo che c’è sempre lo zampino del frutto della fantasia. Anche quandosi presenta sfacciatamente reale come quando il desiderio pur restando lontani ci fa prendere per mano.