Vuje ‘a sapite ‘a sirena Partenope chella ca p’ammore celeste pe Ulisse ‘o greco itacese nun venenne jncute ‘e vase e ammuina, comme percoca prufumata carette prigiuniera ‘e na malatia brutta chiammata: ‘o core scuro scuro.

Il mito di Parthenope, la sirena che culla Napoli - Identità Insorgenti

‘O cuorpo ‘e sirena,
ammaliatrice d’a voce ‘e canto,
bellezza ca facette mpazzì tanti
guagliune e uommene, pure
zoccola carnale e seducente,
ma zezzosa dint”a ll’anema
pecchè nun avette ammore
‘a chillu farenelle ‘e ll’itacese
ca teneva pe mmane
ati femmene perdute d”e catene
‘e ll’ammore celeste ‘e mare
e scuro scuro comm”o core.

Sentì ll’anema ‘a sotto e ncoppo comme nu viaggio cu ll’uocchie chiuse pe vedè dint”o scuro.

Vuje ‘a sapite ‘a sirena Partenope chella ca p’ammore celeste pe Ulisse ‘o greco itacese nun venenne jncute ‘e vase e ammuina, comme percoca prufumata carette prigiuniera ‘e na malatia brutta chiammata: ‘o core scuro scuro.

Camminare per ogni individuo umano e anche animale è necessario e di vitale importanza, ma come si suppone non è facile anche se si impara e in maniera naturale, goffa e si capitombola già nella prima tenera età, poi come per magia e gioco e frizzi e lazzi e risate ci si rialza. Ecco, guardate, avviene in ogni campo e non è secondario nelle avventure, paturnie ed esaltazioni d’amore.

Renato Guttuso in Mostra alla GNAM in Roma | Blog di historiolaeartis

E’ una motilità essenziale, data per scontata, ma, difficile. Spesso ci sono degli intralci. E allora i danni e il fastidi sono numerosi. E anche senza volerlo bisogna prendere delle decisioni. Fino a che una certa cosa, un dato, un risultato o una caduta di piccoli dei, allora si può aspettare e tergiversare ma giunge il momento del passo successivo. E non puoi nasconderti anche standone sulle sulle tue. E qualcosa ti urla dentro e feroce ti straccia le carni. E nulla è più semplice, netto e misterioso della lama sull’abisso dell’incertezza.

Guttuso, inquietudini e ispirazioni religiose al Palazzo del Quirinale -  ORIZZONTE CULTURA
Roma - Guttuso. Inquietudine di un realismo | Manuale di Mari
Camminare per ogni individuo umano e anche animale è necessario e di vitale importanza, ma come si suppone non è facile anche se si impara e in maniera naturale, goffa e si capitombola già nella prima tenera età, poi come per magia e gioco e frizzi e lazzi e risate ci si rialza. Ecco, guardate, avviene in ogni campo e non è secondario nelle avventure, paturnie ed esaltazioni d’amore.

Ecco che appare il tuo aurorale, bellissimo fondoschiena, languido e flessuoso che non può che tradursi cu na sola parola: ammore e morte. Ma vuje ‘o sapite, isso è pure tragico. E non a caso il fondo musicale è ‘o cuorpo, ‘a pelle, ‘a vocca, ‘e labbra, ‘a vicinanza, andirivieni e intimità dell’umanità in cui siamo immersi.

Ecco che appare il tuo aurorale, bellissimo fondoschiena, languido e flessuoso che non può che tradursi cu na sola parola: ammore e morte. Ma vuje ‘o sapite, isso è pure tragico. E non a caso il fondo musicale è ‘o cuorpo, ‘a pelle, ‘a vocca, ‘e labbra, ‘a vicinanza, andirivieni e intimità dell’umanità in cui siamo immersi.

Organismi di lava incandescenti i terremoti retrostanti

…E poi non è vero che le donne non le si capisce. Siete libri piene di pagine che non solo non vengono lette, si crede che siano pagine bianche, ma spesso sono pagine non scritte … la scrittura… sulla pelle e dentro la pelle, per capire cioè leggere le donne, avviene su due piani … i pensieri non espressi ma innanzitutto la pelle, mentre invece, la mano con le dita sono solo strumenti, mezzi per valorizzare i pensieri e tutta la pelle centimetro dopo centimetro. Solo quando i pensieri e la pelle di una donna camminano insieme allora la donna è compresa e probabilmente completa. Sono i fulcri lavici e incandescenti delle donne. Anche quando la lava non si vede.

Organismi di lava incandescenti i terremoti retrostanti

Incipit di un romanzo dal volto volatile. Sono un figlio di puttana, mia madre una vaiassona, mio padre uno sciupafemmine uccel di bosco.

Il mondo di Mary Antony: Siegfried Zademack - surrealismo visionario

Opera di Siegriefed Zademack

Io sono il piccolo di cuculo e di me dicono, specie gli esseri umani, che sono un figlio di puttana e che mia madre sia una vaiassona. Mi chiamano così non perché mia madre sia una zoccola che si chiava tutti i maschi della sua specie. Dicono che lei sia una troia a tutto tondo ma anche a tutto spigolo e anche a tutto ramo per il fatto che attua uno stratagemma molto semplice ed efficacia per almeno due motivi principali e personalissimi:)Godersi la vita senza costruire un proprio nido in cui deporre le uova, covarle, e poi, sfacchinare avanti e indietro, di qua e di là in cerca di insetti e vermi per nutrire la propria prole con le fauci sempre spalancate e ingorde;2)A nutrire i propri pargoletti ci pensando le altre coppie di uccelli che quella grande zoccola della cucula che al momento di deporre le uova, sbologna, butta giù quelli della coppia che ha costruito il nido e deposte le proprie uova. La coppia che ha deposta le uova è praticamente ingannata al cento per cento … e mai che gli venisse un dubbio vedendo quel grosso uccellaccio nel loro piccolissimo nido colonizzato dalla puttana cuculessa.

In tal modo il risultato è praticamente doppio, altro che la formica e la cicala. Ma tra voi umani come stanno le cose in cui mia madre, mio padre e io siamo protagonisti?

Incipit di un romanzo dal volto volatile. Sono un figlio di puttana, mia madre una vaiassona, mio padre uno sciupafemmine uccel di bosco.

La poetessa disse: “L’intensità di un giorno.”

Per saper vedere non bastano gli occhi o come di dice comunemente quattro occhi, e altro, sono meglio di due. Quante volte nelle nostre vite non abbiamo saputo vedere o quel che c’era da vedere non l’abbiamo colto. Eppure siamo noi, individualmente, che indirizziamo oppure no, il nostro superficiale non saper vedere. I libri, la musica, i pensieri e l’amore dovrebbero aiutarci in questo percorso di vita. Tu, poetessa, o la presenza.

La poetessa disse: “L’intensità di un giorno.”

I ricordi, materia astratta di derivazioni materiali e sensoriali, attaccati dal mitra dell’oblio, ma innervati all’andamento del reticolato epidermico sono lì nella sacca del raccontare. I ricordi sono le vene del marmo grezzo e puro del raccontare che Michelangelo ha estratto compiutamente.

I ricordi, materia astratta di derivazioni materiali e sensoriali, attaccati dal mitra dell’oblio, ma innervati all’andamento del reticolato epidermico sono lì nella sacca del raccontare. I ricordi sono le vene del marmo grezzo e puro del raccontare che Michelangelo ha estratto compiutamente.